UN “KAMIKAZE NAPOLETANO” ALL’ELISEO OFF
“Uno che nasce Rosario è difficile che quando muore non è più Rosario”.
Siamo in un piccolo appartamento. Pochi metri quadri che racchiudono le abitudini e le paturnie di un uomo. Rosario si scervella, si fa domande e si dà risposte, mentre attraversa mentalmente la sua vita, le sue sconfitte e le sue incertezze, indeciso se andare o restare, se vivere o morire. L’incontro con un uomo al semaforo, un certo Mario, con una velocissima serie di passaggi e passaparola, cambia totalmente la sua vita conducendolo verso “una scetata consapevolezza”, verso una croce, una fine o un inizio che avviene in un giorno preciso, nel giorno perfetto.
Arcangelo Iannace in “Kamikaze napoletano” – con la regia di Francesco Frangipane, fino al 30 settembre nello spazio dell’Eliseo Off – dà una grande prova di sé sia nella scrittura fluida e coinvolgente sia nell’interpretazione raffinata e del tutto naturale nel compiere quei gesti di vita quotidiana e nel raccontare l’alienazione dell’uomo moderno, perso nel caos della civiltà industriale, inglobato da un enorme disagio che nasce in primis da se stesso e che lo porta costantemente a fuggire dalla sua natura. Non vuol morire Rosario, ma vuole lasciare il suo corpo tra le mille domande irrisolte, le tante occasioni perse e un unico ambizioso obiettivo finale.
Marianna Zito