Kabul: un anno fa la fuga di Asmā
Quello che accadde esattamente un anno fa in Afghanistan, il 15 agosto 2021, con l’imbarazzante fuga del contingente occidentale da Kabul e il ritorno dei Talebani al potere segnerà per sempre la vita di migliaia di afgani come Asmã.
L’autrice Asmā, nel racconto mozzafiato “La mia fuga da Kabul. Diario dei cinque giorni che mi hanno ridato la libertà” (Neri Pozza, 2022, Collana I colibrì, pp. 128, euro 17), narra delle numerose corrispondenze a mezzo email, sms, whatsapp, con il proprio professore italiano che da migliaia di chilometri di distanza cerca, con tutte le sue forze, di agevolarne l’evacuazione verso l’Italia, segnalando la presenza di Asma e del suo fidanzato alla Farnesina e tessendo una tela fragilissima con il Comando Operativo di Vertice Interforze di stanza all’aeroporto di Kabul.
Asmã e Wahid, entrambi in attesa di un visto per l’Italia dove avrebbero dovuto frequentare un master, vengono così inseriti nella lista delle persone da evacuare da parte del contingente italiano. Asmã fa parte di una famiglia bene di Kabul che le ha permesso di studiare, laurearsi in Scienze Politiche, frequentare un master in Relazioni Internazionali a Pechino e uno online in una Università di Roma. Asmã non ha mai conosciuto i Talebani e solo studiando e confrontandosi con amici e parenti è riuscita a farsi un’idea di quello che da lì a poco sarebbe stato il suo futuro se fosse rimasta nel suo Paese. Figlia di un architetto di Kabul amico di Massoud, il “Leone del Panshir”, leggenda nazionale per aver combattuto contro i talebani e ucciso su ordine di Osama Bin Laden due giorni dopo la caduta delle Torri Gemelle, Asmã racconta in maniera febbrile e a un ritmo cadenzato da numerosi colpi di scena, i suoi cinque giorni che le hanno restituito la libertà.
“Facciamo del nostro meglio per raggiungere la meta della nostra vita. Immaginiamo sia scritta nel nostro destino. Per raggiungerla siamo disposti ad aspettare. E anche quando tutto crolla e va in rovina, siamo annichiliti e la mente non ragiona più, continuiamo a perseguirla, anche se in modo completamente diverso. Perché in realtà la destinazione è sempre sconosciuta. Noi sperimentiamo soltanto l’attesa, ogni giorno. E poi siamo sicuri che quella sia proprio la nostra meta?”
Un diario che diventa un libro, un professore che si trasforma in amico, un soldato che la prende per mano e la accompagna sul volo della libertà, un matrimonio celebrato prima della fuga, l’arrivo in Italia e l’incontro con quel mentore che da salvatore si trasforma in un angelo nella propria vita. E poi… la magia, arrivata in Italia si scopre incinta.
“Ci auguriamo che un giorno l’Afghanistan sarà in pace e allora potremo camminare insieme per le strade di Kabul e il nostro Hammad potrà giocare con i bambini afgani senza alcuna paura”.
Salvatore Di Noia