“Jim Dine”. Il pop non pop al Palazzo delle Esposizioni di Roma
Il Palazzo delle Esposizioni di Roma riapre le sue porte e ci accoglie con la mostra “Jim Dine”, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale, ideata e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo. Si tratta di un’ampia mostra antologica realizzata in stretta collaborazione con l’artista e curata da Daniela Lancioni, curatrice senior dell’Azienda Speciale Palaexpo. Sono oltre 80 le opere esposte, datate dal 1959 al 2018, provenienti da collezioni pubbliche e private, europee e americane. In aggiunta, anche una selezione di video interviste a dare il benvenuto a chi visita la mostra.
Jim Dine è l’artista americano ideatore degli happening e annoverato tra i principali espositori della Pop Art. In realtà, è lo stesso Jim Dine a prendere le distanze proprio dalla Pop Art:
“Non sono un artista pop. Il pop ha a che fare con l’esteriorità. Io mi occupo dell’interiorità. Quando uso gli oggetti, li considero come un vocabolario dei sentimenti. Posso passare molto tempo con gli oggetti, e mi lasciano lo stesso senso di soddisfazione di un buon pasto. Non credo che un artista pop si senta così.”
E lascia pienamente soddisfatti questa mostra. Le sale sono organizzate secondo un ordine cronologico. Si va dai primi lavori, per lo più teste e autoritratti della fine degli anni ’50, ai capi di abbigliamento, i paesaggi, gli utensili dell’artista e della vita quotidiana, i bagni, le pale, interni di stanze, la scultura che strizza l’occhio all’arte classica greco-romana e alla cultura mediterranea con un’intera sala dedicata a Pinocchio. Il tutto in un vortice di colori e differenti tecniche. Proprio la sala dedicata a Pinocchio, la più ampia della mostra, ci comunica il senso inclusivo dell’arte di Dine: ci camminiamo in mezzo, senza barriere, ne siamo parte.
In un documentario del 2016, Jim Dine spiega di preoccuparsi soprattutto del racconto de “L’io che non smette di cambiare”. Si percepisce il senso di questa affermazione, proprio passeggiando tra opere variegate, che come punto in comune hanno il racconto del quotidiano volto a suscitare una reazione, che sia un sorriso, una domanda, un’esclamazione. Forse, solo in questo senso Jim Dine è pop, vicino alle persone comuni, che non si sentono respinte da un’arte difficile e inafferrabile. Quel che è certo è che Jim Dine, dalla sua prima personale alla Reuben Gallery – uno degli spazi più importanti dell’avanguardia artistica americana del dopoguerra – ad oggi, ormai 85enne, non ha mai smesso di sperimentare e indagare il proprio io, condividendolo con lo spettatore, come fosse un amico con cui parlare.
Laura Franchi