Jaqueline e il nuovo singolo “Jealous Guy” – L’intervista
“Jealous guy” è il titolo del nuovo singolo di Jaqueline per Ore25/Marte Label, un brano funky e trascinante che racconta la fine di un amore. Jaqueline, nome d’arte di Jaqueline Branciforte, è una giovane cantautrice e musicista siciliana, che ha esordito in ambito musicale alla finale del Festival Show 2011 sul palco dell’Arena di Verona. “Jealous guy” arriva dopo i singoli “Arizona” e “Game over”, con cui Jaqueline è arrivata tra gli otto finalisti di Area Sanremo 2019. Le abbiamo fatto qualche domanda per saperne di più.
“Jealous guy” è il tuo nuovo singolo, ho notato che sia in questo brano, sia nei precedenti singoli “Arizona” e “Game over” il testo contiene molte parole in inglese, tanto che pensavo che “Jealous guy” fosse in inglese, come mai questa scelta?
In realtà quasi tutti i miei pezzi hanno delle frasi in inglese o un soggetto, come ora è “Jealous guy” su cui si centra la canzone. Quando inizio a scrivere un pezzo spesso mi viene una melodia in inglese prima del testo in italiano, nasce d’istinto. Il testo di “Jealous guy” si è lasciato trovare: il riff di chitarra subito mi ha portato sulle note “Jealous guy”, il pezzo c’era già e non lo sapevo neanche, è nato tutto così. È un po’ la mia peculiarità, che si trova anche in “Arizona”, che ha una musicalità e un sound che ho sempre ricercato.
Il video di “Jealous guy” ti vede sopra una Chevrolet in mezzo al verde, dove è stato girato?
È stato girato in Molise, è un’idea che parte dal mio manager Davide Fraraccio, che conosceva il proprietario della Chevrolet. L’idea era partita da noi e rispecchia quello che voglio comunicare: l’amore è un viaggio alla scoperta di noi stessi, un modo molto spensierato, libero, sincero, cercando di dire sempre la verità, con la consapevolezza di quello che avevo immagazzinato con il tempo. Ero uscita da una storia ingarbugliata e molto tormentata e ho cercato di affrontare la mia vita e il mio percorso con più sincerità e verità. La musica mi ha aiutato tantissimo.
“Jealous guy” ha uno stile che ho trovato anche in “Game over”, invece in “Arizona” c’è un’atmosfera più cupa e l’elettronica. Il tuo primo disco è in lavorazione, che direzione sonora avrà?
Nel disco, che uscirà entro la fine dell’anno, ci sono molte influenze musicali, quelle che ho sperimentato e studiato nel tempo, ad esempio latinoamericane, molta elettronica, e altri pezzi funk. “Arizona” ha un groove aggressivo, l’ho scritta cercando di esprimere il senso del cambiamento, nl corso della vita ho avuto molti periodi di smarrimento, in cui capivo poco e niente e “Arizona” parla delle mie esperienze con la vita, è un altro pezzo di me. Per “Game over” invece ho usato un iPad, è nata di getto.
Uscirà un altro singolo prima dell’album o uscirà direttamente l’album?
Prima dell’album ci sarà un altro singolo, su cui sto già lavorando, o altri singoli.
Quando hai iniziato a scrivere?
Ho sempre scritto poesie e pensieri. A 14 anni scrivevo solo poesie e arrangiavo qualcosina, da 3/4 anni ho iniziato a scrivere canzoni cercando di raccontare la mia verità. La verità è sempre dentro di noi, anche se è nascosta, viene fuori spontaneamente e così è stato con i miei pezzi. Ho sempre amato la musica ed è sempre stata il mio obiettivo, adesso è lo strumento per parlare, per raccontare, per comunicare, ed è ancora più forte. Ho studiato al Saint Louis a Roma, al Conservatorio, musica jazz, musica classica, armonia. Poi ho cercato di creare la mia musica e da lì sono nati i pezzi che avevo già probabilmente dentro, usando a volte la tastiera a volte la chitarra, a volte una semplice base, a volte strimpellando solo due note.
Ti sei trasferita dalla Sicilia a Roma per la musica?
Fin dall’infanzia avevo la musica con me, andavo con mio nonno in campagna e la natura era la mia base per tutte le movenze vocali, era un motivo per cantare. Ascoltavo tanta musica. In Sicilia avevo anche un manager e ho fatto gli opening act di diversi artisti, come Ivana Spagna e Dik Dik. Già a 14 anni stavo su un palco, poi ho scoperto di avere la voglia di fare musica, i miei genitori mi hanno sempre appoggiata e spinta a farlo e da lì non mi sono più fermata, poi è arrivato il Festival Show, con il brano di Michele Pecora e sono arrivata in finale all’Arena di Verona. Dopo mi sono trasferita a Roma per studiare musica, ho sentito l’esigenza di studiarla seriamente.
In Sicilia hai aperto dei concerti importanti, immagino sia stato emozionante, che tipo di repertorio avevi presentato e che tipo di impatto ha avuto sul tuo percorso musicale?
Facevo un genere misto di pop italiano, ma cercavo anche di inserire pezzi di Michael Jackson, Tina Turner, Eros Ramazzotti. Mi è servito tanto, salivo su un palco senza paura o ansia, ero tranquilla e felicissima, me la sono vissuta veramente bene, in modo profondo. Mi ha fatto credere ancora di più in quel sogno.
Ci sono artisti con cui ti piacerebbe collaborare o duettare sul palco?
Non mi capita spesso di pensarci, ma senz’altro mi piacerebbe duettare con Eros Ramazzotti, con Elisa, con Zucchero. Per adesso sono molto concentrata sul mio album e sulla mia musica, il resto arriverà quando sarà il momento giusto.
Che opinione hai dei talent show?
Secondo me i talent sono un’ottima vetrina per mostrare il proprio talento e per mettersi in gioco, io ci ho provato parecchie volte, ma senza riuscire ad andare avanti, probabilmente perché non ero pronta. Ci sono tanti modi di fare musica, non solo attraverso i talent.
Roberta Usardi
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