#ioleggoacasa – “La Dragunera” di Linda Barbarino
«Ammazzami, ammazzami ora, tu, tu Rosa! Tu mi devi ammazzare, ora che la Dragunera m’ammalorò la mente!»
In questo romanzo d’esordio “La Dragunera” (Il Saggiatore, 2020, pp. 168, euro 17) Linda Barbarino, con una scrittura coinvolgente, intensa ed emotiva canta una storia d’amore – l’amore impossibile della “Sciandra” – e di magia – la “magaria”, che la Dragunera aveva fatto a Paolo.
La vicenda si annoda intorno a un triangolo passionale e familiare: Rosa Sciandra, che per sopravvivere è diventata la puttana del paese di Suriano, una donna che sogna di poter tornare in una casa ormai in rovina e di vivere un amore che non le spetta; la famiglia Rizzuto padre – Don Tano – e madre – donna Angelina – che litigano davanti ai santi e alle sante, e i due figli – Paolo e Biagio – di caratteri diversi, bracciante che vive del duro lavoro e “sperto” il primo; sfaticato, timido e “scantato” il secondo; e poi c’è lei La Dragunera – la magara, la fattucchiera, una donna pericolosa che si impossessa della mente di colui su cui getta il suo sguardo. Ogni sabato Paolo si presenta alla porta della Sciandra per comperare qualche ora del suo amore. Ogni sabato la porta di Rosa si apre per farlo entrare: di Paolo lei è innamorata. Sogna di sposarlo Paolo e cade disperata, quando capisce che sta per perderlo.
«Guardati allo specchio Paolo: “La Dragunera non ce la facciamo infilare nella robba nostra!” così mi dicesti, e stavi lì dove stai ora, guardati come sei ridotto! “La Dragunera non ce la infiliamo in casa!” così mi dicesti. Cca, cca te la infilasti!»
Paolo lavora le vigne di famiglia e a sua volta è ossessionato da un’altra donna che odia e desidera al contempo, una donna che non dovrebbe essere al centro dei suoi pensieri perché è la moglie di suo fratello e fin dal nome evoca tempesta e sciagura.
I racconti che legano queste pagine fanno rimbalzare il lettore da una storia all’altra creando un legame con ogni personaggio. Bellezza e tragedia si fondono in questa saga familiare, il cui punto forte sono i contrasti dei personaggi – dolcissimi e brutali – e la lingua, che racconta una Sicilia sanguigna e atavica. Emergono le contraddizioni di una società fortemente legata alle tradizioni, che si difende dietro alla scaramanzia, e al rigore morale. Bella la scelta di affidare buona parte del romanzo alla potenza del dialetto. Con la sua prima opera, Linda Barbarino, riesce a raccontare bene quella vita fatta di fatica e sangue, credenze e preghiere, poche parole e tanto simbolismo a metà tra l’inventiva linguistica di Camilleri e il coinvolgimento emotivo di Elena Ferrante.
Rina Spitaleri