“IO SONO EL DIABLO” DI MAURO BALDRATI
Anni fa una coppia di pensionati assassinò in un appartamento e su un pianerottolo, diverse persone tra cui dei bambini, dopo il loro arresto il loro legale durante una delle udienze discusse la sua arringa, parlando dell’uomo lo descrisse come un essere manipolato dall’amore che nutriva per la propria moglie tanto da esserne succube. Tale amore lo aveva portato a commettere azioni cruente. L’avvocato terminò la propria arringa dicendo: “Chi nella propria vita non ha amato la sua Rosa, Rosa, Rosa… sopra ogni cosa“. Questo pensiero mi è balenato subito nella mente, leggendo “IO SONO EL DIABLO” (Neroitaliano, 2018, pp.279, euro 14) è spuntato fuori dal dimenticatoio, all’improvviso, come un refrain di quelle canzonette che si cantano da bambini e che, quando meno te lo aspetti – magari durante una riunione aziendale – spuntano fuori e spingono per essere cantate tra i denti e le labbra serrate.
Mauro Baldrati ha costruito, con sapienza e documentazioni a 360 gradi, il suo esordio noir, descrivendo i luoghi e rendendoli vivi a chi non li conosce, trasmettendo le sensazioni che il protagonista prova durante lo svolgersi delle azioni, maledettamente dinamiche. Edward il protagonista è accecato dall’amore, al punto di non percepire l’inganno, la sua vita, dopo la perdita dei genitori, è contaminata dalla disperazione che lo accompagna durante i suoi spostamenti con lo zaino in spalla, come se partisse tutti i giorni per una nuova missione militare. E così cammina, a passo di marcia in una Bologna diversa da quella a cui siamo abituati, quella dei campi nomadi e abusivi, fatta di spacciatori e delinquenti, per approdare in Olanda e Abania, dove il suo tour nella “mala” giunge al culmine. I temi sono attuali, prostituzione, tratta delle minorenni dall’Est Europa, corruzione di Polizia e politica, ma il culmine si raggiunge quando l’attore di tante efferatezze è un ecclesiastico che cela dietro la propria veste il cuore freddo e folle del serial killer. Edward di antiche e nobili origini inglesi, vive come un barbone nonostante la ricca rendita e la medaglia ricevuta alla fine della guerra che lo ha segnato sul volto e nel cuore, ma è un uomo terribilmente solo, tanto che appena una figura ambigua come Violeta gli tende la mano, lui l’afferra non accorgendosi che lei è una calcolatrice pronta a ingannarlo pur di raggiungere il suo scopo.
Il romanzo è alquanto adrenalinico, dipinto a tinte forti ma allo stesso tempo realistico, viste le scomode realtà che giornalmente ascoltiamo durante i notiziari. Mentre lo si legge, in silenzio, sembra quasi di udire i battiti accelerati di Edward durante i suoi appostamenti nella ricerca affannosa di liberare la sua donna. “La morte aspettava. Paziente. Invisibile.”
Marisa Padula