#ioleggoacasa – Il toccante romanzo sulla memoria di Yoko Ogawa
Entrato nei finalisti dell’International Booker Prize 2020, “L’isola dei senza memoria” di Yoko Ogawa, (Il Saggiatore, trad. Laura Testaverde, pp. 250, euro 24) pubblicato in Italia da Il Saggiatore con la preziosa traduzione di Laura Testaverde, racconta la tragica perdita della memoria tra gli abitanti di un’isola. La protagonista è una scrittrice e la stesura del suo romanzo è parallela alla narrazione principale, caratterizzata da altrettanta curiosità e inquietudine. Ed è proprio questo senso di turbamento che aleggia continuo negli accadimenti della storia.
La singolarità è che si susseguono perdite di memoria in riferimento a qualsiasi cosa, dagli uccelli ai libri e quando ciò avviene, come un virus pericoloso e indistruttibile, le persone hanno una mutazione mentale che li spinge immediatamente a disfarsi di ciò che è stato dimenticato: non lo riconoscono più, non sanno più cosa sia e quindi è un dovere disfarsene.
“A volte mi chiedevo quale fosse stata la prima cosa a scomparire dall’isola.”
Il cuore si svuota lentamente e dimentica, come se tutto non fosse mai esistito. In tutto questo esistono abitanti speciali che riescono a mantenere i ricordi, non sono succubi dell’oblio e proprio per questo vengono mantenuti nascosti per evitare che la dittatoriale polizia segreta possa scovarli e farli sparire. La caccia ai ricordi è la loro crudele missione e agiscono cinicamente, decretando la distruzione di quello che ancora rimane. La donna, che racconta la sua storia, vorrebbe evitare le sparizioni, è coraggiosa e obiettiva, legata affettivamente a un anziano, che è come un nonno, e al suo editore.
La giapponese Yoko Ogava, vincitrice di molti premi letterari e considerata esponente del cosiddetto black romanticism, ha scritto nuovamente un’opera importante, che non lascia indifferenti di fronte alla possibilità concreta di poter cancellare i ricordi e la memoria, lasciando vuoti incolmabili e assenza di coscienza. Senza memoria non siamo nulla, persino le emozioni si spengono, è un abisso senza fondo in cui tutto sparisce e rimane un lontano eco senza significato. Sullo sfondo non si possono non percepire i grandi drammi storici che hanno contraddistinto in particolare il XX secolo, in particolare nella sparizione dei libri che si traduce immediatamente nei roghi necessari per distruggerli. Ritrovare il senso perduto delle cose, anche una sola parola, un accenno, pare impossibile, tutto viene eliminato. La scrittura minimalista e descrittiva ci conduce verso un fondo senza speranza, in cui avvertire la disastrosa perdita della memoria lascia appesi ad un necessari desiderio di riscatto e di riappropriazione dei propri valori, prima di tutto in quanto appartenenti al genere umano.
Silvia Paganini