“IO E PIRANDELLO” ALLA PERGOLA DI FIRENZE
È un’opera auto celebrativa “Io e Pirandello” diretta da Salvo Bitonti, con cui il siciliano Sebastiano Lo Monaco ripercorre 25 anni di carriera. Lo fa portando in scena i monologhi tratti da opere per lui significative: dall’Enrico IV di Pirandello all’Agamennone di Ifigenia in Aulide di Sofocle, passando per il protagonista de Il berretto a sonagli fino al giudice di Per non morire di mafi,a ispirato a Pietro Grasso. I personaggi sono rappresentati da manichini che ricordano i protagonisti delle opere di De Chirico e che, come Personaggi in cerca di autore-attore, aspettano di essere interpretati.
I rimandi alla poetica pirandelliana sono tanti e creano una comunione di spirito e di cultura tra i due siciliani. Ma lo spettacolo in scena in questa settimana al Teatro della Pergola di Firenze è anche tanto altro ancora. Sul palcoscenico prendono forma i ricordi di infanzia dell’attore, la passione per il teatro influenzata dalla vicinanza geografica a Siracusa, gli studi classici e poi la decisione di iscriversi alla scuola di drammaturgia di Roma. Esilaranti gli sketch con i quali ripercorre quegli anni di formazione e gli episodi che riguardano dei giganti della drammaturgia italiana, come Andrea Camilleri e Paola Borboni. E poi, altra protagonista indiscussa dell’opera è la Sicilia, celebrata dalle immagini che scorrono in sottofondo sullo schermo e dalle parole prese in prestito da Pirandello. Il tutto è condito dal simpatico coinvolgimento del pubblico in un’opera che scalza ogni regola teatrale, dove il sipario si apre ma l’attore arriva dalla platea, dove il pubblico può intervenire e dialogare con l’attore protagonista e dove, improvvisamente, prendono forma i Personaggi in cerca di attore.
Lodevole la capacità di Lo Monaco di unire tante forme diverse di arte drammatica, passando dal racconto autobiografico in siciliano alla recitazione di monologhi in un perfetto italiano, con gli intermezzi di toscano e marchigiano per omaggiare due grandi della nostra letteratura, Dante e Leopardi. Il risultato è uno spettacolo in cui ci si diverte e si ride, ma che necessita, da parte del pubblico, di un’attenzione elevata per districarsi nel turbinio di stimoli culturali che si compiono.
Ilaria Francolino