“IO, AVVOCATO DI STRADA”: NON PER UN DIO E NEMMENO PER GIOCO
Non è una lettura per gli amanti del brivido, della suspence, dell’intrigo, non è un libro di avventure, non c’è Indiana Jones tra le rovine di Petra, non ci sono cinquanta sfumature di rosso o di grigio. È un libro scritto col cuore e al cuore parla. Ci insegna che qualche volta è bene abbandonare i sogni giovanili, quelli che Massimiliano Arena aveva da giovane studente in giurisprudenza desideroso di essere cinico, disinvolto e crudele quanto basta per lavorare con una multinazionale e macinare quattrini.
Non tutti i sogni (o dovremmo forse chiamarli desideri) sono buoni, a volte – e meno male – c’è qualcosa di più buono che li sostituisce o li integra o li modifica. E così, Massimiliano Arena si scontra prima con l’egoismo dei colleghi universitari e poi con l’egoismo del mondo che gli “ultimi” li lascia ultimi solo perché non può spingerli oltre. Viene spontaneo pensare a De Andrè, al suo medico che voleva guarire i ciliegi, ma se un medico può salvare una vita, chi non ha documenti non può andare dal medico e allora… E allora il giovane avvocato, chiusa prima di aprirla la brillante carriera manageriale, apre a pochi passi dall’ingresso della stazione ferroviaria di Foggia uno sportello degli “Avvocati di strada” che assiste e accompagna nell’inserimento al mondo, gli umili, i senza famiglia e senza patria, quelli che i francesi con una espressione che tutto racchiude chiamano i “sans papier”.
“Io, avvocato di strada” di Massimiliano Arena (Baldini+Castoldi 2018, pp.152 euro 15), questo ci racconta, con una prosa lineare, asciutta, essenziale. Pochi tratti di penna e tanta anima e il lettore è messo davanti a una galleria di varia umanità, sempre dolente, abbandonata a se stessa, invisibile e inesistente per il resto del mondo, quello che corre, che produce ricchezza, quello dei manager e delle multinazionali. Non è una lettura di amanti del brivido, anche se il brivido lo si sente nel cuore, ma è un brivido di solidarietà, è un brivido che ci accomuna a Massimiliano e che ci ricorda che ancora può esistere in noi, in tutti noi, la troppo spesso dimenticata umanità.
Francesco De Masi