Intima e maestosa: l’Aida di Friedkin e Gamba al teatro Regio di Torino
Domenica pomeriggio faceva freddo e febbraio aveva deciso di regalare qualche fiocco di neve anche a Torino. Tra ombrelli che si chiudono, soffi di vento che rincorrono i passanti e si infilano nelle fessure delle case, gli spettatori del Teatro Regio di Torino si accalcavano davanti all’ingresso per assistere alla seconda rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi con il libretto di Antonio Ghislanzoni in scena da sabato 25 febbraio a mercoledì 8 marzo 2023. E mentre il cielo fuori diventava sempre più grigio, in sala il pubblico si immergeva nelle atmosfere di un Egitto Antico e imponente, tra Menfi e Tebe all’epoca della potenza dei Faraoni. Sul podio, a dirigere l’orchestra, un talentuosissimo Michele Gamba, che ha debuttato come direttore d’orchestra alla Scala di Milano proprio con la musica di Verdi: autore molto amato dal direttore milanese per il suo respiro europeo, la sua ricerca del colore, la sua stratificazione di significati e conseguentemente la loro portata non solo tradizionale ma anche semiotica.
La maestosità di questo allestimento si vede a partire dal primo istante dopo l’apertura del sipario sino agli inchini conclusivi. Un’ambientazione che cambia molteplici volte nel corso dell’opera, con caratteristiche estremamente differenti ma intimamente omogenee e che vedono la regia del premio Oscar William Friedkin, uno degli esponenti di punta della “New Hollywood” degli anni Settanta e autore di capolavori del genere poliziesco e horror. L’allestimento in scena in questi giorni è il medesimo esordito sempre al Regio e con la stessa regia nel 2005 e poi ripreso nel 2015 in occasione della riapertura del Museo Egizio di Torino. Un’ambientazione dell’opera originale e fedele, considerato l’astio del regista nei confronti di trasposizioni moderne, soprattutto a Torino, ma che comunque non precludono molteplici sfaccettature: dalle scene negli spazi aperti con colonne e statue di Faraoni imponenti e in pieno stile, a quelle più intime che paiono quadri perfetti e ritagliati sulla scena, fino alle corali emotivamente e visivamente travolgenti. Friedkin, coadiuvato per scene e costumi da Carlo Diappi, ricrea validamente le due facce della storia di Aida, dalla guerra tra due Stati alla guerra intima tra due donne per l’amore di Radamès (Stefano La Colla), dalla lotta tra amor patrio ed amore sentimentale. Friedkin, nel seguire fedelmente le note originali del libretto, ricrea spazi immensi e angusti, portando sul palco del Teatro Regio di Torino ciò da cui io, personalmente, sono rimasta profondamente folgorata e stupita: lo spazio immenso del palcoscenico viene improvvisamente ristretto da lunghe pareti nere in cui viene ritagliata la stanza di Amneris (interpretata nella matinée di domenica da Anastasia Boldyreva). L’effetto è quello di un quadro esposto in un museo, un microcosmo le cui pareti sono sfondate solo dal coro femminile che accompagna Amneris e da splendide ballerine e ballerini dalle movenze perfettamente aderenti al contesto storico e geografico di ambientazione dell’opera, dovute all’abile coreografia di Anna Maria Bruzzese. Aida (interpretata domenica – e solo domenica – dalla bravissima Anna Nechaeva) è eroina tragica e insieme agli altri personaggi principali, in questo allestimento, evolve nel corso del racconto, staccandosi dal monolitismo a cui viene costretta in altre rappresentazioni.
Risulta doveroso fare un plauso al Coro del Teatro Regio di Torino, diretto da Andrea Secchi per l’intensità emotiva con la quale ha abbracciato l’intera sala nel corso di scene corali estremamente ricche e polimorfe.
Domenica con i sopracitati hanno cantato Gevorg Hakobyan (Amonasro), Evgeny Stavinsky (Ramfis), Marko Mimica (il re) e gli artisti del Regio Ensemble Thomas Cilluffo (messaggero), Irina Bogdanova (sacerdotessa). Dietro le quinte hanno lavorato Riccardo Fracchia (ripresa della regia), Andrea Anfossi (luci), Michael Curry (sagome animate) e Antonio Stallone (direttore dell’allestimento).
Giulia Basso