Intervista all’autrice Anna Maria Basso sul suo ultimo romanzo “Il fragore del ricordo”
“Il fragore del ricordo” (Bonfirraro Editore, 2022, pp. 272, euro 20) è l’ultimo romanzo della scrittrice potentina Anna Maria Basso. Una storia che, come preannuncia il titolo stesso, ha come protagonista il ricordo, che ha un ruolo fondamentale per ogni personaggio, a partire dalla protagonista, Lara, una giovane dottoressa di Potenza, che poco prima di partire per gli Stati Uniti, scopre il diario della nonna e i suoi ricordi di gioventù. Ma i ricordi fanno molto rumore anche per Jamila, la ragazza afghana con cui Lara condividerà la casa a Dallas, e per William, collega ricercatore da cui Lara è subito affascinata. Il ricordo collega tutti loro, facendo da guida verso il loro cammino.
Una storia intrisa di emozioni legate ai ricordi, in cui il lettore si trova subito avvolto. Per saperne di più, abbiamo fatto qualche domanda all’autrice.
Nel suo ultimo romanzo “Il fragore del ricordo” si parla, tra le altre cose, di radici. La protagonista Lara, ad esempio, è di Potenza, proprio come lei. Quanto di lei ha messo in questo personaggio?
Senza rendercene conto, noi scrittori lasciamo spesso qualcosa di personale nei nostri personaggi, forse perché attraverso la scrittura andiamo alla ricerca di noi stessi, come sosteneva Georges Simenon. In Lara credo di averci messo il senso di appartenenza alla propria terra, alle proprie radici, anche se la consapevolezza di questo senso si affaccerà in lei solo quando se ne allontanerà, quando si troverà a vivere, per esigenze ed obiettivi di lavoro, in una terra oltreoceano. All’inizio, le sembrerà tutto giusto e solo col passare del tempo si renderà conto, come scriveva Terzani, che: “Ogni posto è una miniera. Basta darsi tempo… e anche il posto più insignificante diviene uno specchio del mondo… una finestra sulla vita… la miniera è esattamente dove si è. Basta scavare”.
Che rapporto ha con la sua terra? Ha cercato anche lei in passato, come Lara, di ricominciare una vita all’estero?
Vivo il rapporto con la mia terra in maniera positiva. Cerco di non denigrarla come fanno in tanti, per i soliti problemi irrisolti legati alle questioni del Mezzogiorno. Nessun luogo è perfetto e dovremmo imparare ad apprezzare soprattutto le cose positive e ad accettare quelle negative sperando che migliorino anche con il nostro contributo. Da giovane, avevo anche io il desiderio di trasferirmi altrove per realizzare il mio desiderio di diventare stilista. Ma, per esigenze familiari, non mi è stato possibile. Ho costruito nella mia regione una destinazione diversa.
Quando ha elaborato l’idea per questo romanzo e in quanto tempo l’ha realizzato?
L’idea per questo nuovo romanzo è stata elaborata dopo il periodo dedicato alle presentazioni del mio primo lavoro L’impermanenza, uscito a Febbraio del 2018. All’inizio si trattava di un’idea vaga che prendeva forma un po’ alla volta aprendosi anche a modifiche e nuove elaborazioni. Strada facendo si è delineata in maniera più concreta e ha cominciato a trasformarsi in narrazione. Il tempo di tutto il percorso narrativo è durato circa due anni, dal ’19 al ’21. Successivamente quello della pubblicazione ha subito rallentamenti a causa delle chiusure attuate dai provvedimenti per il Covid. Nell’ottobre del 2022, “Il Fragore del ricordo” diventa libro, pubblicato da Bonfirraro Editore.
Nel romanzo si toccano in modo molto delicato dei temi toccanti, come la malattia, la guerra in Afghanistan, l’assassinio a Kennedy nel 1963 e l’attentato alle Torri Gemelle del 2001. Eventi indelebili per la Storia, a cui si uniscono i ricordi personali dei personaggi. Il “fragore del ricordo” del titolo si riferisce a entrambi?
Certo, il ricordo è il leit-motive che attraversa tutta la narrazione e si riferisce sia ai ricordi storici che a quelli personali dei personaggi. È Lara che apre uno squarcio nella sua memoria, una mattina che dal terrazzo della casa della nonna, a Maratea, incantandosi di fronte allo spettacolo dell’alba, sente i suoi pensieri correre a ritroso come attimi senza tempo e ricorda tutto il suo percorso di vita, la sua infanzia, la sua giovinezza, i suoi studi, la partenza per Dallas e il suo ritorno a casa. E mentre si dipana il filo del passato, si aggiungono altri ricordi: quelli della nonna Adelina, che le ha lasciato la storia della sua vita scritta in un diario, prima di cadere nel pozzo dell’oblio della sua malattia, quelli di Jamila che ricorda spesso i momenti terribili vissuti nel suo paese martoriato da attentati e bombardamenti, quelli di William e di suo nonno Gregory, legati alle loro esperienze di vita.
Cito dal romanzo questa frase, riferita a Lara:“Per lei leggere un libro significava gustarselo in tempi lunghi, assaporarne la narrazione con calma, soffermarsi su alcune pagine, tornare a rileggerle prima di andare avanti, […]” Anche per lei leggere un libro segue questa modalità? Quale libro e/o autore è un riferimento per lei?
La modalità di lettura è in genere un gusto personale del lettore, ma è anche legata alla tipologia della narrazione. Ci sono libri che si fanno leggere tutto d’un fiato e non ti danno il tempo di fermarti. Il lettore è come catturato nel vortice della trama e non intende spezzarne il flusso. E ci sono libri che esigono tempi più lunghi, che fanno soffermare su alcune pagine per poterle assaporare meglio. Sono quei testi che stimolano la riflessione su determinati argomenti e richiedono una lettura più lenta. Io, di solito, mi adeguo al ritmo della narrazione. Tra i miei autori preferiti ci sono Tiziano Terzani, Oriana Fallaci, Margaret Mazzantini, Alessandro Baricco, Alessandro D’Avenia.
È già al lavoro su un altro romanzo?
Ancora no. Ma sto già elaborando una nuova idea.
Roberta Usardi