Intervista al cantautore milanese Giuseppe Vorro: “Via da qui per un po’ di più”, la lunga carriera e i prossimi progetti
Lo scorso 22 febbraio è uscito “Via da qui per un po’ di più” il nuovo singolo del cantautore milanese Giuseppe Vorro. Il brano è stato scritto durante l’adolescenza dell’artista e dedicato alla forza e alla gentilezza della madre. Giuseppe Vorro ha iniziato il suo percorso musicale studiando jazz e a 14 anni inizia a scrivere testi e musica delle sue canzoni. Le prime esperienze sono come chitarrista in diverse band pop rock, ma è nel 1995 che inizia il suo percorso da solista pubblicando il primo album “In fede”. Il secondo disco arriva nel 2001, dal titolo “Perla tangente”, e l’anno seguente registra l’album pop rock “.exe”. La prolifica strada musicale di Giovanni Vorro non prosegue con un altro disco nel 2014, “Timidi occhi neri per dolci occhi chiari” seguito nel 2018 da “I’m here”. Nell’agosto 2020 esce la cover “Bajan” in occasione all’anniversario della nascita dell’artista argentino Gustavo Cerati.
“Via da qui per un po’ di più” ha visto la partecipazione di Giuseppe Vorro (voce, chitarra), Anna Garaffa (cori), Nino Maggioni (chitarra), Alessandro Baracchini (basso), Umberto Graziano (batteria).
“Via da qui per un po’ di più” è un brano lungo rispetto agli standard, è stato uno dei cambiamenti che hai apportato adesso o quando l’hai scritta era già lunga?
La durata del brano non è cambiata. Questa caratteristica di lunghezza è proprio una mia specificità di scrittura degli anni giovanili. Ho avuto sempre una struttura compositiva sempre abbastanza complessa e articolata sia dal punto di vista dei testi che dell’armonia musicale. La linea melodica è sempre stata tormentata e poco accattivante. Vedevo già la canzone al momento della scrittura suonata da una band come se fosse in live e quindi veniva espansa anziché contratta. Nel tempo ho cercato di avere più sintesi senza n alla completezza di una canzone.
Che sensazione ti dà cantare questo brano adesso, pensando che l’hai scritto in adolescenza?
Ho scritto moltissimo in gioventù. Avevo molte cose compresse e la scrittura di canzoni è stata una fortissima valvola di sfogo. Ora mi vedo da giovane con una monumentale ingenuità e disorientamento ma in diverse canzoni scritte, tra cui questa, c’è una maturità nei testi e una ricerca musicale stupefacente. Apprezzo più ora quelle canzoni che in quel momento specifico di composizione. Ammiro quel ragazzo che ha più chiare idee di me stesso al momento attuale.
Ci sono altri brani scritti tempo fa su cui hai intenzione di lavorare?
Sì, ci sono altri brani che meritano di essere lavorati per portarli alla luce in un disco. Non ho progetti immediati su questo versante. Ma prima o poi farò una cernita di quelli più significativi e li realizzerò alla luce della mia visione adulta.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, farai uscire un nuovo disco o un altro singolo?
Ho molto materiale già registrato e non pubblicato e quindi ogni 2/3 mesi farò uscire un singolo, e possibilmente un relativo video, scegliendo tra una dozzina, al momento, di brani che ho registrato in modalità rock con una band alcuni anni fa. Inoltre sto anche realizzando cose nuove con collaborazione di altri artisti e strumentisti che prenderanno forma nei prossimi mesi e poi via via pubblicati con tempistiche ancora da progettare. Inoltre ho fatto tradurre e fatto cantare in inglese da un ottimo cantante non italiano alcuni mie cavalli di battaglia che cercherò di far conoscere fuori dall’Italia. Vedremo.
Lo scorso agosto hai pubblicato la cover “Bajan” di Gustavo Cerati, come mai questa scelta e cosa ti lega maggiormente a questo artista?
Questa avventura è stata abbastanza casuale. Ho conosciuto via web il leader di una band messicana che mi ha colpito e che apprezzo molto. Ci siamo scambiati interpretazione di due nostri brani. Io ho cantato un loro brano in italiano e loro hanno eseguito un mio brano in spagnolo. Successivamente mi è stato proposto dalla loro etichetta, intesa come proprietà, di partecipare ad una compilation di canzoni di Gustavo Cerati con altri artisti per fare un tributo a questo grande nome, purtroppo scomparso prematuramente, della musica sudamericana. Io prima non conoscevo musicalmente Cerati. È stata una grande scoperta.
Hai iniziato il tuo percorso musicale studiando jazz, ma poi ti sei voltato al rock, come è avvenuta questa conversione?
Io in realtà sono abbastanza bulimico musicalmente parlando. Non ho generi di riferimento. Certo la carica rock mi piace. Ma il mio vero genere è contaminato. Ci rientra dentro tutto quello che mi affascina, colpisce e ascolto in giro. Poi dando molto spazio ai musicisti che accompagnano la realizzazione dei mie brani anche il loro modo di suonare e intendere la musica porta in una determinata direzione piuttosto che un’altra che ovviamente però mi deve piacere. Sono molto curioso e mi piace sperimentare e sorprendermi.
Nella tua esperienza come chitarrista in band pop rock hai girato molto, avevi già in mente di avviare un percorso solista o l’hai realizzato cammin facendo?
Suonare in band è sempre staro un mio bisogno e passione. Ma negli anni è diventato sempre più faticoso tenere insieme i componenti e il percorso nel tempo si sfilacciava e complicava. Quindi a un certo punto mi sono arreso e intrapreso un sentiero individuale e via via cercato collaboratori occasionali che avessero la mia stessa lunghezza d’onda sulle cose di musica.
Come hai vissuto il cambiamento dello scenario musicale durante dai tuoi esordi ad adesso?
Il cambiamento è nelle cose della vita e quindi anche nella musica. È inevitabile, ma l’importante è cambiare nella qualità altrimenti invece di uno sviluppo vi è una regressione. Un artista comunque deve proteggere la sua aurea creativa senza scendere troppo a compromessi altrimenti poi i perde se stesso e anche la propria musica che è la sua essenza. Volendo è anche un questione egoistica. Il troppo successo stroppia.
Come stai vivendo questo periodo in cui non è possibile fare concerti, valuteresti esibizioni in streaming?
È un periodo difficile per tutti. Io comunque è da diverso tempo che non mi esibisco dal vivo per oggettive difficoltà di spazi anche prima di questa emergenza sanitaria. Per le esibizione streaming con le dovute garanzie tecnico qualitative sono senz’altro interessato.
Roberta Usardi
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