Intervista ai Volosumarte: la donna e la sua danza libera nel singolo “Schiavi del sesso”
La donna nella società capitalistica, la strumentalizzazione del suo corpo e tutto quello che ne consegue. Su questo tema verte “Schiavi del sesso”, il nuovo singolo dei Volosumarte uscito lo scorso 25 novembre 2020 in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Il video musicale, un cortometraggio, è diretto da Dejana Poposka, con direttore della fotografia Leonardo Kurtz. Volosumarte è un esperimento nato a Roma dall’incontro tra Martina Catalfamo, attrice e canatutrice, e Francesco Santalucia, compositore, pianista e polistrumentista. Li abbiamo intervistati per conoscere meglio non solo l’ultimo singolo, ma anche lo sviluppo del loro percorso musicale.
Ciao a voi, “Schiavi del sesso” è il vostro ultimo singolo, quando lo avete composto?
Il brano è nato qualche anno fa. Nonostante io abbia apportato qualche modifica al testo prima di pubblicarlo, il concetto della canzone è rimasto attuale. È uno sfogo contro la società patriarcale e maschilista in cui viviamo, la danza di una donna libera; l’invito a prendere in mano la propria vita non per compiacere gli altri, ma per se stessi.
Il testo dice “io voglio alzarmi stanotte, incontrarti di notte e ballare, ballare, ballare”, la danza è il simbolo della libertà?
Quando balliamo stacchiamo completamente il rumore del nostro pensiero e diventiamo puro istinto. Produciamo endorfine ed il corpo ritrova il suo centro rigenerandosi e connettendosi così nuovamente al pensiero. È un atto catartico. Cadono le maschere, i ruoli, il pregiudizio, il senso di vergogna. È difficile riuscire a farsi “corrompere” quando si è totalmente integri e consapevoli.
Per quanto riguarda il verso “incontriamo persone in cravatta, hanno tutte un bisogno represso, sono tutte già schiave del sesso” intendete dire che l’apparenza inganna?
Le persone in cravatta sono quelle che mi hanno suggerito il termine “Schiavi del Sesso”. È una metafora volta a rappresentare tutte quelle categorie sociali che ricoprono ruoli di potere e che spesso hanno seguito una carriera universitaria solo per il costume e non perché era quello il loro sogno. Sono persone tristi, spesso misogine, che vogliono comprarti con il denaro o rubare la tua giovinezza.
Cosa rappresentano, nel cortometraggio, tutte quelle uova?
Nella prima parte del corto le uova sono metafora degli insulti, della violenza verbale che si trasforma in violenza fisica, sessuale. L’accettazione dell’uovo da parte delle modelle dei quadri rappresenta l’accettazione di una società iper-sessualizzata, che ha strumentalizzato il corpo femminile e la sessualità in generale. Nella seconda parte del corto invece vediamo la ribellione e dunque il rifiuto della società, che culmina nel momento in cui le uova riescono a colpire i partecipanti al vernissage di falsi Modigliani grazie ad un bambino. Le uova in questo caso sono metafora di rinascita, così come nella simbologia della religione ebraica o cristiana.
All’attivo, se non erro, avete cinque singoli, di cui uno strumentale sperimentale dal titolo “Waiting for happiness”, avete in mente di far uscire un album nel 2021?
Siamo felici che tu abbia citato “Waiting for Happiness”. È un brano che per noi rappresenta un po’ questo momento storico, un periodo in cui ognuno di noi sembra aspettare la felicità. Sì, stiamo lavorando al disco da tanto tempo. I brani hanno tutti un legame concettuale tra loro e non vediamo l’ora di racchiuderli in un flusso. Il 2021, con il ritorno dei live, potrebbe essere un ottimo momento.
Entrambi avete una carriera prolifica, Martina è anche attrice oltre a essere cantautrice e Francesco vive tra Roma e New York; quando vi siete incontrati e avete deciso di dare vita ai Volosumarte?
Ci siamo incontrati a Roma qualche anno fa. Credo nel 2017. Nel momento in cui ho fatto sentire a Francesco i miei memo vocali con le canzoni abbozzate è nata quella scintilla che ci ha spinti ad andare in studio a sperimentare. Siamo stati fortunati perché io avevo appena finito le riprese di un film e Francesco si era liberato dai tour.
Da dove viene la scelta del nome Volosumarte?
Il nome nasce dal brano omonimo “Volo su Marte” che oltre ad essere il nostro primo singolo, è diventato il brano manifesto del progetto. Racchiude la voglia di creare un universo nuovo, libero – probabilmente utopico – in cui l’uomo ritrova un contatto con l’altro e con la natura che lo circonda. Marte è un pianeta su cui si proiettano le fantasie dell’uomo, ma anche quel posto da cui, quando ci andremo, osserveremo la terra nella sua totalità e sarà lì che capiremo quanto siamo stati stupidi a non prendercene cura.
Roberta Usardi
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