Intervista a Stefano Colli: il latin pop irresistibile di “Mozambico” e l’album d’esordio “Aquiloni”
Stefano Colli torna con un nuovo singolo, “Mozambico”, estratto dall’album d’esordio “Aquiloni”, uscito lo scorso febbraio. La canzone, un latin pop irresistibile, vede il featuring di Iskra Menarini, vocalist di Lucio Dalla; il videoclip è stato realizzato da Carlo Montanari e rappresenta un omaggio al mondo delle arti e dello spettacolo. L’album “Aquiloni” è stato prodotto e arrangiato da Giancarlo Di Maria e contiene nove brani, di cui sette inediti. Il booklet è firmato da Patrik Fongarolli Frizzera, noto per il progetto “Il lato fresco del cuscino”. Per andare più a fondo nella musica di Stefnao Colli, gli abbiamo fatto qualche domanda.
“Mozambico” è il tuo nuovo singolo uscito lo scorso 18 giugno, un brano che si distingue dagli altri presenti nel tuo disco “Aquiloni” per il genere e per il ritmo, come mai, come è nato e quando l’hai scritto?
“Mozambico” è stato l’ultimo brano dell’album che abbiamo scritto. È nato un po’ come una sfida, volevo cimentarmi con un genere diverso dai pezzi che scrivo di solito. Io amo le ballad un po’ nostalgiche e introspettive… tristi insomma ahah! Invece dopo un periodo così difficile come quello che abbiamo trascorso, avevo bisogno di ritrovare un po’ di leggerezza e spensieratezza anche nella scrittura. Così, insieme a Rebecca Pecoriello e al M° Giancarlo Di Maria abbiamo scritto a distanza, tra collegamenti Skype e telefonate, questo brano latin-pop che è stato poi “contaminato” e arricchito dalla splendida voce di Iskra Menarini, indimenticabile vocalist di Lucio Dalla.
Il video di “Mozambico” è formato da spezzoni di diversi film e musical, ce ne sono alcuni a cui ti senti più affezionato?
Attraverso il videoclip di “Mozambico” io e Carlo Montanari abbiamo voluto omaggiare la settima arte selezionando alcune delle scene di ballo più iconiche della storia del cinema: da Uma Thurman e John Travolta in “Pulp Fiction” di Tarantino, fino al tip tap sotto la luna di Emma Stone e Ryan Gosling in “La La Land”. Ma troverete anche Stanlio e Ollio, Marilyn Monroe, John Travolta e tantissimi altri personaggi molto amati. Sono un grandissimo divoratore di film ed è molto difficile scegliere, nel video trovate sicuramente tante pellicole che ho amato. Per citare due delle più recenti che ho voluto inserire: “Jojo Rabbit” di Taika Waititi (vincitore del Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale nel 2019) e il pluripremiato “Joker” di Todd Phillips con un indimenticabile Joaquin Phoenix.
“Mozambico” vede il featuring di Iskra Menarini, come è avvenuto il vostro incontro e successiva collaborazione?
Conosco Iskra da tantissimi anni ormai. Ci siamo incontrati dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo nel 2009 ed ho iniziato ad affiancarla in alcuni dei suoi concerti. Abbiamo condiviso esperienze meravigliose, alcune anche molto divertenti, e soprattutto mi ha insegnato tanto. Mi spronava sempre ad essere curioso, ad ascoltare generi musicali molto diversi dal mio per “contaminarmi” e mi ha fatto capire l’importanza dell’incontro con l’altro. Perché, come dice Gianrico Carofiglio, scrittore che stimo da sempre, nel suo romanzo “La misura del tempo”, le persone incapaci di incontrare davvero gli altri non cambiano mai. E credo sia fondamentale avere gli strumenti per accogliere il cambiamento… nell’arte così come nella vita.
Cosa rappresentano per te gli “Aquiloni” che danno il titolo al tuo disco?
Gli aquiloni evocano in me tantissime immagini e significati. Rappresentano libertà, movimento, viaggio. Sul tema ho proprio scritto un racconto breve in cui faccio dialogare un aquilone giovane e libero insieme ad un albero che porta addosso i segni del tempo e la sua storia. Questo racconto è diventato poi il prologo dell’album stesso, recitato da Ivano Marescotti, uno dei più grandi attori del nostro cinema, che dà il via a tutto il viaggio musicale.
Il tuo disco “Aquiloni” è uscito lo scorso febbraio, in quanto tempo l’hai realizzato e quanto le tue esperienze a Castrocaro e The Voice of Italy hanno influenzato la tua scrittura e interpretazione?
Questo progetto è frutto di un percorso di scrittura e ricerca durato anni, che ho intrapreso insieme al mio attuale produttore artistico Giancarlo Di Maria e la sua “Parametri Musicali”. Ci siamo conosciuti proprio dopo la mia esperienza al Festival di Castrocaro su Rai1 ed è scattata da subito una bellissima sintonia. Ci siamo concessi del tempo e diversi tentativi fino a che non abbiamo trovato il nostro linguaggio, non lo ringrazierò mai abbastanza per questo. Oggi il regalo più grande, prezioso e raro che qualcuno possa farti secondo me è proprio questo: il dono del tempo. Sia in ambito professionale che umano… ci viene sempre richiesto di correre senza voltarci né guardarci attorno. Tornando alla tua domanda, non credo che le bellissime esperienze televisive che ho avuto la fortuna di fare, abbiano influenzato la mia scrittura. Credo però mi abbiamo aiutato tanto nella gestione del palco e soprattutto dell’ansia, vi confesso che in quelle circostanze ne ho provata parecchia ahaha. Ma alla fine è una meravigliosa sensazione anche quella, l’importante è che non diventi un limite, ma si trasformi in sana adrenalina!
Torniamo al racconto che hai scritto e che apre il disco, “Dialogo tra un albero e un aquilone” recitato dall’attore Ivano Marescotti: per te “Aquiloni” è un concept, una storia particolare che parte con una narrazione?
Esattamente! Volevo che questo progetto parlasse di me il più possibile. Per fare questo avevo bisogno di avvalermi di altri linguaggi artistici al di là di quello musicale. Sono una persona a cui piace mettersi in gioco e che ha bisogno di ricevere continui stimoli. Per questo nel mio percorso artistico ho sempre cercato di spaziare attraverso ambiti diversi: dal teatro alla conduzione radiofonica e televisiva. Recentemente ad esempio ho creato un blog di lettura “La valigia del lettore” in cui parlo dei libri che leggo e da cui poi ho sviluppato un podcast, in collaborazione con Chiara Todeschi, dal titolo “Canzoni di Carta“. Questo per spiegarti come mai anche nell’album ho deciso di inserire questo racconto breve su musica, le poetiche illustrazioni de “Il lato fresco del cuscino” e di avvalermi della collaborazione di altri artisti.
Il brano “Indispensabile” vede la partecipazione di Giò Di Tonno, come è nata questa collaborazione?
Giò di Tonno è sempre stato per me un grandissimo punto di riferimento, è un artista completo, eclettico e poliedrico. Questa collaborazione è nata grazie al mio produttore Giancarlo Di Maria, che collabora con Giò da molti anni e che nel 2007, quando Giò vinse il Festival di Sanremo al fianco di Lola Ponce, dirigeva l’orchestra al Teatro Ariston. Quando gli abbiamo fatto ascoltare “Indispensabile” (scritto da me con Giancarlo Di Maria con Carlo Montanari) ha subito accettato con entusiasmo la collaborazione ed io non posso che esserne grato ed onorato.
“La lettera che non scriverò mai” è una cover di Fiorella Mannoia che hai reinterpretato, come mai hai scelto proprio questo brano, che significato ha per te?
In realtà si è trattato quasi di una coincidenza. “La lettera che non scriverò mai” non è forse uno dei brani più noti di Fiorella Mannoia, io personalmente non lo conoscevo. Quando Giancarlo me lo ha fatto ascoltare per poi propormi il suo arrangiamento è stato amore a prima vista. Il risultato ci ha convinto a tal punto da inserire la cover nel progetto, senza che inizialmente la cosa fosse stata minimamente prevista.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Devo dire che in queste ultime settimane di ripartenza c’è (finalmente!!) grande fermento. Sicuramente innanzitutto cercheremo di presentare live “Aquiloni” il più possibile e mi aspettano tanti bei progetti in teatro per la prossima stagione. Sempre tenendo le dita incrociate!
Roberta Usardi
Fotografia di Riccardo Sarti
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