Marta Marangoni si racconta
In occasione dello spettacolo “Opera panica” al Teatro Franco Parenti, già recensito da Valeria Vite (https://www.modulazionitemporali.it/il-teatro-dellassurdo-e-il-cabaret-in-opera-panica-al-teatro-franco-parenti/) e in scena fino al 13 ottobre, abbiamo intervistato l’attrice e regista Marta Marangoni fondatrice, insieme al musicista e compositore Fabio Wolf, dell’associazione Minima Theatralia e del duo musical – teatrale Duperdu.
R.U.: Ho saputo che per la stagione 2019/2020 sarai in scena al Teatro Della Cooperativa con il nuovo spettacolo “Melodramma ecologico” in primavera. Seguo i Duperdu da qualche anno e ricordo di aver visto “La canzone è femmina” con Fabio Wolf nella scorsa stagione (https://www.modulazionitemporali.it/la-canzone-e-femmina-al-teatro-della-cooperativa/).Sono curiosa di avere qualche dettaglio sul nuovo spettacolo e sulla tematica che racchiude. Mi puoi dare qualche anticipazione?
M.M.: “Melodramma ecologico” nasce da un’attenzione sul contemporaneo, è un tema di attualità e deriva da una mia sensibilità, come formazione ed educazione familiare, sono sempre stata una persona molto attenta alle tematiche dell’ecologismo. Poi questa sensibilità si è incrociata con il lavoro su “Le otto montagne”* e quindi anche con il richiamo della foresta e tutte le tematiche ecologiste che da lì sono nate, quindi la relazione con la natura, il contrasto tra la natura e la città, anche un po’ in termini di scelte di vita, di quali comportamenti adottare per non andare in contraddizione con le proprie idee sul mondo, temi molto ampi che corrono trasversalmente all’ambito personale e artistico. Tutto questo ha portato anche a un tentativo di coinvolgimento con la nostra associazione, che si occupa di teatro sociale e di comunità nei quartieri milanesi, quindi tutta l’attività che io faccio di formazione, di conduzione di gruppi, insegnamento con lo strumento del teatro, educazione ai cittadini, partendo da Niguarda e dal Teatro della Cooperativa e i quartieri del nord ovest. L’associazione si chiama Minima Theatralia e da lì è nata l’idea di usare il teatro come uno strumento di sensibilizzazione, che è un’attività politica: come Renato (Sarti, direttore artistico del Teatro della Cooperativa) pone l’attenzione sui temi dell’antifascismo, la tematica dell’ambientalismo è stata molto cara trasformando queste idee in pratiche concrete, per cui noi quando facciamo i nostri spettacoli usiamo il principio del riuso e del riciclo, e questo si è trasformato, nei dieci anni di attività dell’associazione, nello spettacolo “Kafka of Suburbia” con la drammaturgia di Francesca Sangalli. Abbiamo pensato di mettere in scena tutti gli spettacoli attivando una raccolta di vestiti usati, una prassi molto utile per far sì che il pubblico si sensibilizzasse sul teatro, anche chi non era abituato ad andarci; è andata benissimo e ora abbiamo un magazzino e una costumeria con tutti i materiali che utilizziamo per le attività di formazione. Nei lavori strettamente artistici della compagnia le scenografie vengono costruire con materiali di recupero con la nobilitazione degli stessi, che non vengono acquistati ma riutilizzati. La sfida grossa del teatro sociale è sui comportamenti, portare a cambiarli a partire dalla bottiglia di plastica. A me piacerebbe coinvolgere artisti nell’ambito figurativo-visivo, ma al momento è tutto un divenire. Sul fronte musicale, delle canzoni, un possibile sviluppo si intravede nel titolo melodramma, quindi l’idea è di provare a comporre un’operetta. In questo caso però si vorrebbe partire dalla drammaturgia per poi innestare la musica, quindi lavorare al contrario rispetto agli spettacoli nati dai due precedenti dischi, che avevano la parte musicale già esistente.
- https://www.modulazionitemporali.it/raccogliere-luce-e-ombra-le-otto-montagne-a-trento/ (Marta ha curato la regia dell’adattamento teatrale di “Le otto montagne” di Paolo Cognetti).
R.U.: Sareste solo tu e Fabio in scena in “Melodramma ecologico”?
M.M.: Sì, in scena saremmo solo noi due. In “Opera Panica” i Duperdu si confrontano all’interno di un gruppo di attori, ma per lavori di questo tipo serve una forza produttiva non indifferente.
R.U.: Farete parte anche della seconda parte di “Opera Panica” che debutterà a maggio 2020?
M.M.: Sì, siamo in prova proprio in questi giorni. Durante le repliche della parte prima, dato che la compagnia è già riunita, stiamo lavorando alla seconda parte.
R.U.: Potresti approfondire il discorso su Minima Theatralia?
M.M.: È l’associazione che gestisce la nostra attività di Duperdu. Si occupa di teatro sociale con spettacoli in cui i Duperdu sono l’anima artistica e fa, con altri artisti, da supporto ai cittadini: organizziamo uscite teatrali collettive, facciamo progetti con tematiche specifiche e coinvolgiamo, ad esempio, i disabili e i bambini.
R.U.: Prima arrivare a Minima Theatralia, qual è stato il tuo percorso artistico e come si è evoluto?
M.M.: Io ho iniziato con la ricerca drammaturgica affiancando Renato Sarti per lo spettacolo “Nome di battaglia: Lia” nel lontano 2001, uno spettacolo che ha avuto molta fortuna e anche il riconoscimento della presidenza della repubblica con una messa in scena in parlamento nella sala della lupa, con un percorso importante. Tutto quel lavoro drammaturgico è stato fatto con un sistema di interviste nel quartiere (io anche abito in quella zona) e Lia era una figura speciale, già conosciuta in parte, perché abitante nel quartiere e con una storia che parte dal 1894 fino ai giorni nostri. Da questo lavoro è nato un rapporto molto più diretto e consapevole con il quartiere: dalla testimonianza si è arrivati al teatro e da quel punto ho sentito di avere necessità di acquisire una formazione più specifica e approfondita, così ho frequentato un master di tre anni al Crt (al tempo Centro di Ricerca Teatrale diretto dal prof. Sisto Dalla Palma, collegato all’università Cattolica) negli anni 2008-2011 e mi sono specializzata in teatro sociale di comunità e per la mia tesi ho creato in forma sperimentale il progetto dell’associazione Minima Theatralia. La particolarità dell’associazione è un intervento più filtrato artisticamente, i miei laboratori hanno un esito spettacolare che in questo caso è “Kafka of Suburbia” che sarà in scena il prossimo 27-28 giugno al Teatro della Cooperativa, in cui ci saranno tutti i gruppi che vengono seguiti durante l’anno: dai ragazzini ai bambini, ai disabili, agli anziani, ecc. a creare la comunità che si riconosce e si auto organizza. Questo fatto ha un’incidenza importante sul pubblico del teatro. A parte “Opera panica”, che è un successo del Teatro Franco Parenti, anche se noi abbiamo tanto pubblico che ci segue anche lì, ma a livello locale il lavoro sociale ha un bel riscontro, perché il pubblico risponde alle nostre chiamate, anche chi non andava a teatro. Conoscendo il progetto, ci sono nuove persone che vanno a teatro.
I Duperdu hanno un sito internet con tutte le informazioni su spettacoli, eventi, tour: duperdu.org; segnaliamo a dicembre, dal 17 al 21, le repliche di “Adagio” per la regia di Emanuele Conte al Teatro della Tosse di Genova con Fabio Wolf e, nel 2020 gli spettacoli con Marta Marangoni “Piramo e Tisbe” al Teatro Filodrammatici dal 3 all’8 marzo e “Nome di battaglia: Lia” al Teatro Out Off dal 20 al 26 aprile.
Un grande grazie a Marta Marangoni e alla prossima!
Roberta Usardi