Intervista a Maria Elisabetta Giudici, autrice del romanzo “La foresta invisibile”
Un romanzo appassionante, che si snoda su due piani temporali fino a congiungersi, tra la Storia e le storie che incrociano il cammino di una collana di corallo: questo e altro si trova nel romanzo “La foresta invisibile” (Castelvecchi, Collana Tasti, 2020, pp. 216, euro 20,50) di Maria Elisabetta Giudici, con cui ha vinto il premio Acqui Terme 2019.
“La notte passerà presto, vedrete, verrà il giorno e non ce ne saremo accorti. È sempre così, il giorno viene all’improvviso, un momento prima è tutto nero e pare che debba essere sempre notte e buio, poi di colpo è luce dappertutto.”
Una bellissima collana di corallo è protagonista degli eventi dal 1798 al 1900, in cui passione, amicizia, rivoluzione si alternano. Per entrare ancora più a fondo del romanzo, abbiamo posto qualche domanda all’autrice Maria Elisabetta Giudici.
Buongiorno Maria Elisabetta, di un romanzo mi incuriosisce sempre l’arco temporale di gestazione, scrittura e revisione, in quanto tempo lo ha scritto?
Buon giorno. Dunque l’intero romanzo è stato scritto in sette mesi, ma quasi a tempo pieno. Poi sono occorsi altri due mesi per l’editing e altri tre per l’uscita in libreria.
Il romanzo porta avanti il “presente” del 1900 nella Parigi che si prepara all’Esposizione Universale, ma allo stesso tempo ripercorre il passato di cento anni prima. Come ha individuato il periodo e l’ambientazione della storia?
‘800 e ‘900 sono due secoli pieni di fermenti e innovazioni. L’800 trae la sua genesi dalla Rivoluzione francese, vede la nascita del concetto di nazionalità, per la quale ci saranno molte unità territoriali, è il secolo del romanticismo, dell’idealismo tedesco, del Risorgimento. Il novecento è invece il secolo delle due guerre mondiali, della Rivoluzione di ottobre, dell’invenzione della bomba atomica, del crollo del muro di Berlino, della nascita e diffusione delle macchine pensanti, i computer. Quali anni migliori di questi per liberare la propria immaginazione e trasformarla in possibile? Tanto che il mio terzo libro avrà come sfondo la metà dell’800.
In “La foresta invisibile” la vera protagonista è collana, fabbricata come dono d’amore di un pescatore alla sua fidanzata; essendo un oggetto non ha volontà, pertanto viene usata da chi ne entra in possesso in diversi modi, dimostrando spesso la fragilità umana, che porta, in alcuni casi, a eventi tragici. Quanto crede che sia presente oggi l’attaccamento ai beni materiali rispetto ai rapporti umani?
Tanto. In questa epoca di benessere l’attaccamento ai beni materiali ci fa spesso dimenticare che tutti noi viviamo perché ci sono gli altri. È un problema che oggi si è fatto più evidente con questa epidemia che ci costringe a isolarci sempre di più. E finalmente ne soffriamo. Finalmente ci stiamo accorgendo dell’importanza del nostro vicino.
Il romanzo si sviluppa intrecciandosi a poco a poco, a quale musica abbinerebbe la lettura? O quale musica ha ascoltato durante la scrittura?
Loreena McKennitt, la sua musica mi provoca forti emozioni. “Tango to Evora” il mio brano preferito: bisogna ascoltare con gli occhi chiusi, sollevarsi da terra ed entrare in un mondo dove tutto è possibile e dove tutto può accadere.
Il personaggio di Giovanni si trova per caso sulla strada della collana e ed è suo modo un eroe umano, in grado di rialzarsi dopo ogni caduta. È facile empatizzare con lui, in più decide di affrontare ogni ostacolo e di non scappare e salvarsi nel modo più facile, nonostante abbia paura: pensa possa essere un modello di riferimento per chi legge?
Beh, sì. Giovanni è prigioniero delle sue indecisioni, incalzato dai suoi inseguitori, ma con l’astuzia dell’uomo semplice affronterà l’inevitabile finale.
In merito a questo punto, quanto, secondo lei, il destino accade e quanto lo facciamo accadere, in percentuale?
Non credo al destino, quindi tutto ciò che ci accade è farina del nostro sacco. Poi a volte arrivano a intermittenza fortuna e sfortuna.
Nel romanzo vengono descritti svariati eventi atmosferici che vanno anche a dare il giusto background agli eventi, quasi un tutt’uno con essi: quanto la natura, compresa la collana, gode di un potere invisibile, sia nel romanzo sia oggi?
La natura per noi è invisibile perché anche noi siamo natura. Per questo, se violata, il suo immenso potere può scatenarci e travolgerci con la stessa rapidità con cui ci ha creati.
A quale dei personaggi femminili si sente più vicina?
A Laskarina, l’incredibile ammiraglio veramente esistita e di cui nessuno ne conosce la storia. A Giuseppina, una romantica rivoluzionaria, e a Immacolata che uccide e muore per un amore.
Nel romanzo è sempre presente la lotta, che va dalla rivoluzione, alla riconquista, alla liberazione, quanto la lotta è causata dal potere e quanto dall’orgoglio ferito? Penso ai personaggi di Timur e di Immacolata rispettivamente.
La vita è una lotta perenne per affermare la propria esistenza in vita. Timur vive per togliere vite. Il trauma subito lo ha reso inconsapevole delle regole del convivere civile portandolo a dimenticare ogni remora morale e a considerare la vita altrui come un accessorio. Immacolata è incapace di metabolizzare il suo dolore tanto da rinunciare alla sua stessa esistenza. A volte l’incapacità di convivere contro gli eventi ti induce a combattere contro la vita stessa.
Ha in mente di scrivere un seguito del romanzo?
No, assolutamente. Detesto aspettare il seguito di qualcosa. Preferisco che le storie abbiano un inizio e una fine. È come per le serie tv: l’attesa di un “seguito” ti fa perdere la tensione del racconto.
Roberta Usardi