Intervista a Giovanni Sollima: il valore terapeutico della poesia prosegue nel “Quinto libello di pezzi tesotici”
La poesia è parte fondamentale della nostra cultura, ne apprendiamo l’esistenza a scuola e da lì possiamo vederla in molte cose. La poesia inonda ogni campo, e lo dimostra Giovanni Sollima che, oltre a essere poeta, è anche medico chirurgo specializzato in Psichiatria. La sua ultima raccolta di poesie si intitola “Quinto libello di pezzi tesotici” (Controluna Edizioni, 2020, pp. 96, euro 12). La serie dei libelli è iniziata nel 1994 e il termine “tesotico” è stato coniato da Giovanni Sollima, dall’unione di “tes.os.”, le abbreviazioni di “tessuto osseo”. Per avere più informazioni su questa nuova pubblicazione e non solo, abbiamo fatto qualche domanda all’autore.
Come sono nate le 87 poesie di “Quinto libello di pezzi tesotici” e in quale arco temporale?
Il “Quinto libello” è una raccolta di poesie, scritte nell’arco di un quadriennio, dal 2011 al 2014. È un progetto editoriale di poesia lirica, giunto cronologicamente al quinto appuntamento. Il “Primo libello” è stato pubblicato nel 1994. Il “Quarto libello” è del 2011. Intercorso un certo ampio lasso di tempo dall’ultima raccolta pubblicata, il “Quinto libello” è, così, una ripresa del progetto “tesotico” e contemporaneamente un nuovo debutto. I “pezzi tesotici” sono i singoli brani, i diversi momenti poetici della collezione proposta.
Quando ha pubblicato il primo libello aveva già in mente una struttura a puntate? Ha in mente un numero preciso di libelli?
Intuitivamente sì! Non ho mai pubblicato volumi corposi. Come ideale lettore, pur mi scoraggiano. La concezione del libro agile è in me prevalente. Preferisco tuffarmi nelle idee e nelle immagini più che nelle parole. Da questo punto di vista il “libello” del titolo è significativo. Inoltre, trattandosi di poesia, essa va centellinata, come un distillato prezioso. Per il momento non ho un numero preciso di libelli da raggiungere. Spero continuare in questo viaggio lirico nella mia poesia e nella mia poetica, col sentimento di trovare presso qualcuno e da qualche parte riflesso di significato e apprezzamento.
Ha seguito un ordine preciso per la sequenza delle poesie di “Quinto libello di pezzi tesotici”?
Il criterio di composizione della raccolta è stato di natura tanto estetica quanto cronologica, cioè tenendo conto della spazio-temporalità compositiva dei “pezzi tesotici”.
La poesia e la psichiatria: in che modo le vive in connessione?
È un destino di connubio che nella propria manifestazione riunisce in sé il mito greco del medico e quello del poeta. C’è un dialogo continuo e profondo e un mutuo scambio di esperienze e sensazioni tra la mia operatività quotidiana di medico e psichiatra, ma pure del mio impegno in quanto giudice onorario minorile, e il mio sentire ed agire poetico. Ho parecchi interessi sia nel mio campo di applicazione professionale che nel campo della scrittura. E questi naturalmente dialogano, s’intrecciano, convergono. Inoltre, la poesia ha un valore terapeutico naturale. Ha una capacità ancestrale di legarsi con i sentimenti degli uomini e di toccare le corde più intime del proprio essere emozionale. In ambito terapeutico e riabilitativo viene usata per il suo alto potere evocativo e sublimativo.
Il concetto di “Tesos” è molto interessante, come si è evoluto nei cinque volumi, se si è evoluto?
La fonte lirica dei “pezzi tesotici” è rappresentata dalla raccolta cronologica madre del mio agire poetico, che è “Tesos”. E questo è, sì, un mio termine originale, di risonanza classica, concepito dall’unione delle abbreviazioni “tes.” e “os.”, tessuto osseo, che è immagine suggestiva e denominativa solidale con vissuti di studi biomedici, nonché evocativa di rimandi letterari. La durezza viva della realtà, passata al vaglio interpretativo e rappresentativo del poeta, è continuità significativa del proprio spazio percepito, sintonia di coscienza e sinfonia del tempo. E nel tempo la mia matrice lirica di sentire è rimasta sempre la stessa, seppure la mia modalità formale d’espressione poetica sia, invece, via via cambiata. È maturata e si è sempre più aperta alla chiarezza del canto e dei significati espressivi, abbandonando i dintorni di una personale rupe ermetica.
Le strutture delle sue poesie sono complesse, ma sempre melodiose. Ad esempio “All’interno di voce” non ha un soggetto preciso, “Finale” assomiglia a un flusso di coscienza, il concetto di “tesotico” sta anche in questo?
Immensamente sì! Il concetto di “tesotico” è legato alla mia poetica, al mio sentire rappresentativo, alla mia cifra lirica. E si può di certo ipotizzare un’espansione di significato percettivo e performativo nella sensibile evocazione di “tesotico”. La mia poesia ha, in ogni caso, nel tempo mantenuto la ricerca di un’essenzialità vitale, di una musicalità e coerenza interne.
Numerose anche le figure retoriche presenti, ad esempio, la sinestesia di “scintillante aria umida” o l’ossimoro “vulcanica inerzia” ( in “Allo specchio di in immateriale”): quali sono i suoi modelli poetici di riferimento?
La poesia è soprattutto forma. E il suo anelito d’esistenza non può scindersi dalla ricerca della bellezza. Anche se si usano le parole una lirica tende sempre ad essere un’istallazione artistica globale. Il ritmo, la sonorità interna al verso, la suggestione di immagini evocate vanno oltre le parole e i simboli per aprirsi a nuovi e più ampi orizzonti di significati. I miei riferimenti poetici in un arco storico evolutivo sono i lirici greci, Dante, Leopardi, Montale.
Ci saranno appuntamenti online per la presentazione di “Quinto libello di pezzi tesotici”?
Ci saranno e, per i tempi che stiamo vivendo, credo che debbano essere vissuti complessivamente come un’opportunità, che l’evoluto presente ci offre, nella speranza di avere presto la possibilità di ritrovarsi dal vivo, giacché niente può sostituire l’incontro e il contatto diretto con i lettori, il pubblico interessato e appassionato.
Roberta Usardi