Intervista a Gabor Lesko: l’energia positiva del nuovo singolo e dell’omonimo disco “Earthway”
Un brano composto più di vent’anni fa e che ora viene ripreso e posto come singolo apripista del nuovo disco: si tratta di “Earthway”, del virtuoso chitarrista jazz fusion milanese Gabor Lesko uscito lo scorso 26 aprile, che anticipa l’uscita dell’omonimo album il prossimo 14 maggio. Lesko torna a distanza di due anni dal precedente lavoro discografico “Finger Fusion Project” con otto nuovi brani, che vedono la partecipazione del batterista statunitense Dave Weckl e del bassista francese Hadrien Feraud. Scopriamo qualcosa in più.
“Earthway” è il tuo nuovo singolo uscito il 26 aprile. Avevi scritto e registrato questa canzone vent’anni fa in occasione di un’esposizione del pittore siciliano Pippo Spinoccia, come mai l’hai ripresa ora?
Ho deciso di rifare l’arrangiamento a fronte dell’esperienza che ho accumulato fino a oggi e con una line up di musicisti nuovi. È una delle composizioni migliori che ho scritto. “Earthway” uscì nel mio secondo disco solista, quello che avviò la mia carriera e che fu recensito da Axe, che a quel tempo era una delle testate più importanti d’Italia. La vecchia versione si trova ancora in rete per chi volesse ascoltare la differenza, è stata una sfida anche per me.
Che sensazione ti dà adesso?
“Earthway” è visionaria, è il viaggio dell’uomo, della sua evoluzione sulla Terra, ma in un modo che a volte mi è sembrato troppo veloce. Vent’anni fa c’erano cose che ci sembravano assurde nel mondo, ci si chiedeva se una corsa troppo veloce verso l’evoluzione potesse mandare fuori controllo. Il disco “Earthway” è stato realizzato durante la pandemia, un periodo in cui ognuno di noi nel suo profondo si è fatto domande sull’esistenza. Mi è venuto spontaneo tirare fuori di nuovo questo brano, che con la sua musica intensa e veloce e il suo divenire può essere molto attuale. Anche in questo caso ci interroga sulla velocità dello sviluppo della tecnologia, sulle malattie nuove, e si apre un mondo un po’ inquietante. Il brano non vuole essere inquietante, anzi, ha fiducia nel genere umano e nella voglia di sopravvivere e tendere sempre al meglio.
L’idea grafica della copertina del singolo, che raffigura una strada deserta, da quale idea nasce?
Se guardi bene la strada si vedono sull’asfalto le corde di una chitarra. È la mia mission: cercare energia positiva e trasferirla a chi mi ascolta.
Il disco “Earthway” in uscita il 14 maggio comprende otto brani, puoi anticipare qualcosa su queste nuove composizioni?
Di solito faccio un disco ogni quattro anni, ma la pandemia ha permesso di realizzare questo nuovo lavoro più velocemente, visto che il precedente “Finger Fusion Project” venne pubblicato nel 2019. “Earthway” è stato realizzato totalmente con internet, cosa che a me non piace. Mi sono tenuto in contatto con i vecchi musicisti e Eric Manrienthal mi ha dato il contatto di Dave Weckl. Anche Jimmy Haslip mi ha dato tanti consigli, entrambi sono stati davvero degli amici. I brani sono la punta di una strada, quella che sto cercando di percorrere con la mia musica, verso uno stile autentico, cercando di dare sempre emozione e intensità e poter arrivare non solo agli addetti ai lavori, ma anche a un profano che non ascolta jazz fusion. Non sono sceso a compromessi con la mia voglia di provare e di mischiare le varie alchimie armoniche e ritmiche. I miei genitori sono ungheresi e io ho un background molto forte sui ritmi dispari e mi viene naturale scrivere utilizzando ritmiche un po’ strane. I nuovi brani sono lo sviluppo della strada che ho preso negli ultimi anni.
Che differenze hai riscontrato con il tuo precedente disco “Finger Fusion Project”?
“Finger Fusion Project” era un po’ più difficile, questo è un po’ più immediato perché c’era la voglia di trovare quell’equilibrio in cui la composizione è innovativa e interessante. Ho mischiato lo stile psichedelico pensando ai Pink Floyd, il rock progressivo, pensando ovviamente a Pat Metheny, uno dei miei idoli di riferimento, e i dischi di Dave Weckl con Chick Corea. Ho fatto un mix di tutto. È un disco più da produttore che da chitarrista, non c’è una predominanza dello strumento, a parte la solita ballad, che inserisco in tutti i dischi. In “Earthway” la ballad è “Still here for you”, dedicato alla mia famiglia e a mia moglie. Gli altri brani sono più arrangiati e fanno emergere anche gli altri strumenti oltre alla chitarra. “Finger Fusion Project” è più progressive, è nato a quattro mani dalla mia conoscenza con Simon Phillips, risalente al 2015. Gli parlai del featuring su un pezzo, gli feci ascoltare il progetto e gli piacque così tanto che accettò. Abbiamo prodotto tutto il disco con lui alla batteria, e ha acquisito in tocco più progressive rispetto a questo che invece è più jazz, più fusion, se vogliamo più lounge.
Nel singolo “Earthway” si sentono anche dei cori, saranno presenti anche negli altri brani?
No, sono tutti brani strumentali, ma ho in programma di fare un lavoro più progressive in cui ci saranno proprio delle canzoni cantate.
Farai uscire un altro singolo?
Il 14 maggio uscirà il disco fisico ”Earthway” e poi faremo uscire un paio di video di altri brani su YouTube. Non pubblico mai tutto subito in streaming per cercare di sensibilizzare le persone a dare una mano acquistando il cd fisico e il merchandise, che è l’unico modo per mantenere viva questa musica.
Stai valutando di fare dei concerti dal vivo o in streaming?
Ho un mezzo ingaggio con Banca Intesa per un concerto in streaming per poche persone per la presentazione del disco. Poi prenderò contatto con i miei manager all’estero, dato che in Italia non ci sono molti spazi per la musica che faccio io, ma si parla del 2022.
Oltre a essere compositore, chitarrista e insegnante, hai composto musica per la tv, per film e hai scritto libri di didattica per chitarra, cos’altro ti piacerebbe fare che non hai ancora fatto?
Musicalmente sono molto soddisfatto, ho suonato con musicisti che per me erano degli eroi, come Simon Phillips e Dave Weckl, non l’avrei mai immaginato dieci anni fa. Quello che non ho ancora fatto è un disco di canzoni rock progressive. Spazio abbastanza con i generi, sono sempre stato molto esigente con me stesso. Nel cassetto ho un centinaio di pezzi, ma dato che c’è troppa musica in questo momento e si può produrre anche in casa, ho sempre cercato di dare la crema, quello che io ritengo sia il meglio, per questo i miei dischi hanno poche canzoni.
Che musica ascolti adesso?
Sono abbonato a Spotify, nonostante la maggior parte dei musicisti denigri questa piattaforma perché non ci sono entrate per gli ascolti in streaming. Uso Spotify per scoprire ciò che mi piace e poi ordino il cd. Ultimamente ho ascoltato i Lydian Collective, un gruppo di Londra che fa fusion, che ha una freschezza compositiva interessante. Poi ascolto tanta musica vecchia, dai Dire Straits ai Pink Floyd a Pat Metheny. Le mie ispirazioni invece sono la musica classica del romanticismo e gli altri artisti che ho già citato.
Roberta Usardi
Fotografia di Walter Ciceri
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