Intervista a Danilo Di Paolonicola: il nuovo disco “No Gender Vol. 2”, i concerti, le collaborazioni
Il 21 marzo è uscito il nuovo album di Danilo Di Paolonicola, dal titolo “No Gender Vol. 2” (prodotto da Interamnia World Music), composto da 8 brani, che portano chi ascolta a compiere un viaggio tra culture diverse, da tutto il mondo. Abbiamo fatto qualche domanda a questo meraviglioso artista per saperne di più.
“No Gender Vol. 1” è uscito nel 2016, sette anni fa. A quel tempo avevi già in mente di continuare il progetto con un secondo volume? Cosa si trova in questo nuovo disco rispetto al volume 1?
Sì, l’idea di fare un secondo volume c’era già da allora, per completare il repertorio di brani originali da eseguire durante i concerti dal vivo e per inserire nuove sonorità, come il quartetto d’archi che interagisce con strumenti tradizionali, come tamburi a cornice e organetto, che possiamo ascoltare in questo secondo volume.
La copertina di “No Gender Vol. 2” così come quella di “No Gender Vol. 1” raffigura il simbolo dell’infinito, creato dalla flessuosità del mantice della fisarmonica. Rappresenta il suo modo di vedere la musica?
Il simbolo dell’infinito in “No Gender Vol. 2” ha, alle sue estremità, da un lato la Fisarmonica e dall’altro un Organetto, uniti dal mantice che ne da la forma. Il simbolo dell’infinito è anche un otto, 8 Hz sono le frequenze emesse dalla terra, dal ritmo alpha del cervello, dalla replicazione del DNA etc. Sono molto affascinato, per diversi motivi, dalla musica realizzata con frequenze 432Hz (in relazione con 8Hz) come lo sono stati grandi compositori classici del passato, e altri più attuali come Pink Floyd etc. Il simbolo dell’infinito, per tutti questi motivi, rappresenta per me un modo di vedere la musica senza confini e barriere, e sono sicuro che tra qualche anno si torneranno a riscoprire nuove sonorità utilizzando e rimettendo in discussione il sistema temperato che da poco più di 300 anni ha standardizzato le accordature degli strumenti musicali a 440Hz.
Tra i brani di “No Gender Vol. 2” a quale ti senti più legato?
In realtà non c’è un brano a cui sono più legato, ma il brano che mi ha convinto a realizzare l’album è stato “Waltz for Children”.
Come si svolge, di norma, per te il processo creativo di un nuovo brano?
Non ho un modo preciso per scrivere brani. Alle volte parto da un’idea ritmica, altre volte dalla melodia o giro di accordi, alle volte prendo spunto da qualcosa che mi incuriosisce. La cosa che posso dire è che, per andare avanti nella fase creativa della composizione, bisogna essere convinti di realizzare una grande opera e non farsi prendere dalla negatività. Non sono le regole musicali o la mancanza di idee a fermarci, ma la poca convinzione del lavoro che si sta componendo.
Ho visto sulla tua pagina Facebook che in estate sarai in tour in l’Italia e non solo, e che avrà anche diversi ospiti, come Goran Bregovic and the Wedding and Funeral Band, Eugenio Bennato, Nino Buonocore, Antonella Ruggiero, e tanti altri. Tutte date concentrate principalmente in Abruzzo o in Spagna, ma ci sarà possibilità di poterti ascoltare anche nel resto d’Italia?
Assolutamente sì, per l’estate 2023 sto lavorando a nuove collaborazioni come Max Gazzè, oltre che Antonella Ruggiero, Eugenio Bennato, Nino Buonocore e tanti altri. I concerti saranno in giro per tutta l’Italia e mi vedranno coinvolto con diversi progetti artistici. Con il gruppo Ethnic Project (nuovo album No Gender Vol. 2) concluderemo il tour al festival internazionale della Fisarmonica di Castelfidardo il 13 settembre.
Durante la tua rigogliosa carriera hai avuto modo di incontrare e suonare con tantissimi artisti, c’è qualche ricordo particolare legato a qualcuno di loro che ti ha particolarmente colpito? Con quale artista invece, sogna di collaborare in futuro?
Rimanendo in tema album “No Gender”, voglio citare due grandi musicisti che ho coinvolto nei rispettivi volumi uno e due, e sono il batterista Lele Melotti (No Gender Vol. 1) per la sua grande versatilità e preparazione strumentale e musicale e il trombettista Flavio Boltro (No Gender Vol. 2) per il suo modo inimitabile di improvvisare. Mi piacerebbe collaborare con il polistrumentista brasiliano Hermeto Pascoal che, tra i tanti strumenti che suona, ci sono anche l’Organetto e la Fisarmonica.
Fin dalla tenera età il talento musicale è stato ben presente. La fisarmonica diatonica è stato un amore a prima vista?
Ho iniziato a suonare a sei anni con l’Organetto, essendo uno strumento particolarmente piccolo molto adatto ai bambini. L’incontro con questa piccola Fisarmonica è stato assolutamente casuale e allo stesso tempo rivelatore, perché da subito ho capito che da grande avrei fatto il musicista. In realtà non sono legato musicalmente alla Fisarmonica a all’Organetto, per cui ho sempre imitato il linguaggio di altri strumenti musicali.
Roberta Usardi
Fotografia di MasterGraphics
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