“In viaggio verso Eutopia”, scavalcando i confini verso il luogo buono per creare un nuovo teatro – Intervista agli Instabili Vaganti
Il duo artistico Instabili Vaganti, formato da Anna Dora Dorno (regista performer e artista visiva) e Nicola Pianzola (performer e drammaturgo), opera da tempo a livello internazionale per la creazione e produzione di spettacoli. Il risultato è una commistione intensa ed evocativa che tocca diversi ambiti artistici e culturali, che colpisce e affascina il pubblico. Li avevamo intervistati a novembre 2020, in occasione della web performance a puntate “8 1/2 Theatre clips” (qui il link all’intervista). In quel periodo stava prendendo forma anche il progetto Beyond Borders, che continua ancora oggi. E proprio in questi giorni, fino al 30 luglio, gli Instabili Vaganti si trovano in residenza creativa a Mondaino (RN), presso l’Arboreto Teatro Dimora, al termine della quale, nella serata del 29 luglio, verrà aperta al pubblico la prova aperta del nuovo spettacolo del progetto Beyond Borders, dal titolo “In viaggio verso Eutopia”. Per saperne di più, abbiamo raggiunto telefonicamente Nicola e Anna Dora, che ci hanno raccontato l’evoluzione del progetto Beyond Borders.
A L’Arboreto Teatro Dimora siete andati in scena il 22 luglio scorso con lo spettacolo “Lockdown Memory”, che, a novembre 2020, quando vi ho intervistato, era ancora in fase di studio. Cosa è cambiato ora rispetto al concetto iniziale?
N.P. Abbiamo continuato a lavorare al primo studio per circa un anno, affinando soprattutto i materiali relativi alle testimonianze dei partecipanti, rafforzando la loro presenza in video. La struttura era ben delineata ed è stata portata avanti fino al debutto nel 2021. Il nostro scopo era di rendere “Lockdown Memory” il più intellegibile possibile ai vari pubblici, così abbiamo lavorato a una versione in inglese, che ha debuttato a ottobre 2021 al Katrinebergs Folkhögskola Vessigebro in Svezia, e più recentemente a una versione in spagnolo, che ha debuttato a giugno 2022 al Sala de Arte Escénico Universidad de Playa Ancha Valparaiso e al Festival Internacional de Teatro y Danza FINTDAZ in Cile. Volevamo raccontare la genesi di questo progetto anche nei Paesi degli artisti che hanno collaborato alla fasi virtuali e in presenza di Beyond Borders, e alle web serie al suo interno.
Anche Anna Dora risulta tra i performers “Lockdown Memory”, quindi in vesti diverse rispetto al ruolo di regista e artista visiva. Che esperienza è per te?
A.D.D. Si tratta di un’esperienza molto forte, perché il ritorno del pubblico, che cambia ogni volta, restituisce qualcosa di differente alla performance. Ci rendiamo conto che alcuni testi, alcuni video, alcune parole, assumono un significato diverso mano a mano che le situazioni cambiano. Anche se ora non ci troviamo più in un lockdown, siamo ancora all’interno di una situazione che è già diventata memoria, in un passato che è ancora presente e in evoluzione, e una serie di eventi lo dimostra. I contenuti dello spettacolo sono fortemente politici e sociali, quindi ciò che è accaduto, sia durante il lockdown, sia poco prima, si è poi trasformato in qualcosa di diverso. Sono cambiati gli equilibri, è cambiato il mondo intorno a noi senza che ce ne accorgessimo, perché stavamo vivendo una situazione di difficoltà, in cui ognuno di noi era molto concentrato su se stesso. Noi ci siamo accorti che molte cose sono variate: gli equilibri politici, alcune regole sociali – come gli spostamenti – e la situazione, pur essendo in continua evoluzione, è già diventata parte della nostra storia.
Ora state lavorando alla restituzione del progetto Beyond Borders dopo una residenza creativa di dieci giorni presso l’Arboreto Teatro Dimora, dal titolo “In viaggio verso Eutopia”. Nella presentazione di questo nuovo lavoro ho letto che “Eutopia” è “un luogo “buono” ideale e reale in cui fondare una nuova idea di teatro”. Com’è questo luogo eutopico “buono”?
A.D.D. Per noi in questo luogo eutopico quello che accade è qualcosa di positivo, che produce un cambiamento, che spinge ad andare oltre, in questo caso, oltre i confini. Forse è un luogo utopico, che non esiste in maniera continuativa, non essendo qualcosa di concreto o di certo. È un luogo che va creato attraverso la condivisione, che per noi è un confronto tra culture, un confronto artistico, di opinione, di visione. Tutti questi elementi concorrono alla creazione di questo luogo, che per noi è il teatro, lo spazio della creazione, proprio perché è un luogo libero, in cui ci si può esprimere e confrontare liberamente. È la costruzione di una piccola comunità all’interno della quale non esistono più i limiti o i confini creati dalla società, ma ci si può intendere attraverso il canto, la musica, ecc. Si tratta di un luogo evanescente, fragile, che può svanire in un attimo.
Anche per “In viaggio verso Eutopia” avete coinvolto diversi artisti stranieri: come si sta svolgendo il lavoro?
N.P. Stiamo cercando di restituire nella perfomance uno sguardo sulle tappe precedenti del progetto Beyond Borders nei vari Paesi coinvolti. A febbraio siamo stati in Senegal e abbiamo lavorato con diversi attori nella periferia di Dakar. Con tanti sforzi siamo riusciti a portare qui tre artisti senegalesi, che di solito hanno molte più difficoltà a lasciare il proprio Paese, sia per quanto riguarda i visti, sia per una questione economica. La loro presenza ha richiamato anche, in video, quella degli altri attori che in Senegal hanno fatto parte di questo progetto. Stiamo lavorando su quei materiali: durante lo spettacolo i performers in video interagiscono con chi è fisicamente in scena. Stiamo facendo lo stesso con i materiali girati a New York, in cui sono presenti l’artista giapponese Yuki Yuki Kawahisa, la greca Efi Kisanta, e la statunitense Cecilia Seaward, che faceva già parte del progetto. Il lavoro video è molto importante, stiamo lavorando anche con dei live media interaction, dei segni grafici luminosi che dal video seguono le azioni dei performers. Per la drammaturgia, anche visiva, ha collaborato l’artista spagnolo, Jordi Pèrez.
Beyond Borders ha “in viaggio verso Eutopia” la sua conclusione o pensate di continuare?
N.P. Una delle frasi finali di “In viaggio verso Eutopia” è: “Eutopia è un luogo che non esiste, se non quando le persone si incontrano, per poi svanire di nuovo.” Quindi non è mai un punto di arrivo, ma è il motivo per mettersi in viaggio. Beyond Borders è un viaggio costante che a volte genera momenti di incontro, e a volte porta con sé la sensazione amara che quello che faremo in questi giorni vivrà su due scene, a L’Arboreto Teatro Dimora il 29 luglio e al Teatro nel Bicchiere l’8 agosto, e poi chissà. Questi artisti, tutti insieme, si ritroveranno ancora? Sarà difficile, ma Beyond Borders va avanti, perché è un contenitore per questi incontri, ne detta la volontà comune. Alcuni artisti sono riusciti a passare i confini, disturbando ambasciate e consolati, altri non ci sono riusciti, e hanno mandato un video, magari una danza, che però ha contagiato tutti. L’Eutopia è un luogo buono, buono per un buon contagio, per contagiarsi con le proprie culture, con una danza che va oltre i confini.
A.D.D. Con alcuni artisti, che abbiamo incontrato in altri momenti, sono nate altre produzioni, come quella italo-indiana di Dante Beyond Borders, che ha coinvolto una danzatrice indiana, e che porteremo in Italia al nostro festival PerformAzioni. In autunno invece lavoreremo con artisti balinesi, con i quali abbiamo già iniziato qualcosa a distanza. Beyond Borders ha fatto adottare una mentalità nuova di lavoro, intraprendendo percorsi a distanza, per poi arrivare a vedersi e incontrarsi dal vivo.
Quali sono i vostri progetti nel prossimo futuro?
N.P. La danzatrice indiana Anuradha Venkataraman ci raggiungerà per una performance di “Dante Beyond Borders” il 25 agosto al Festival Orizzonti Verticali Cortile Biblioteca Comunale San Giminiano (SI), e poi al nostro festival PerformAzioni il 17 settembre a Bologna. Si chiuderà un anno di Beyond Borders, con la presenza di alcuni dei Partner da vari Paesi. Come già accennato, a ottobre si lavorerà con degli artisti balinesi a una produzione, già iniziata lo scorso anno, che poi debutterà a Giacarta. L’intenzione è poi di andare avanti con Beyond Borders, abbiamo conosciuto molti Partners interessanti e vogliamo includerli in questo progetto.
Volete aggiungere qualcosa?
N.P. Durante la residenza a L’Arboreto Teatro Dimora è presente il musicista Riccardo Nanni che compone le musiche originali dei nostri spettacoli. Lui è in grado di creare interazioni tra canti da culture diverse. Il lavoro sulle luci invece, è a opera di Mattia Bagnoli.
Roberta Usardi