“IN CASO DI DISGRAZIA” DI GEORGES SIMENON
Il mondo di Simenon possiede due facce, quella borghese, educata e ben vestita della società borghese, e quella autentica: la società borghese, ipocrita, benpensante. Non fa eccezione “In caso di disgrazia”, ripubblicato da Adelphi (pp. 177, euro 12) nella collana tascabile omonima, dopo la prima pubblicazione in catalogo nel 2001, nella traduzione di Laura Colombo.
Questa volta Simenon lascia la provincia francese e racconta una storia di vizio e perdizione ambientata a Parigi. Il protagonista, il facoltoso avvocato Lucien Gobillot, narra la sua storia in un diario, o meglio in un dossier. Gobillot ha raggiunto una certa notorietà grazie alla sua bravura da avvocato e alle conoscenze mondane della moglie, acida e ipocrita donna borghese; ma una sera, l’avvocato riceve la visita di una giovane ragazza che gli chiede di essere difesa dall’accusa di una tentata rapina. Quest’incontro cambierà la vita di Lucien, irretito dall’irresistibile miscellanea di cinismo e malizia della giovane, che lo porterà a vivere nei bassifondi della città e dei suoi istinti a lungo repressi. In Simenon sono proprio questi istinti, che si pongono dietro la compostezza borghese, a spingere i suoi protagonisti all’avventurarsi in quei territori neri, nel noir che nasconde i peccati di gente perbene ed eleva un genere nel quale gli scrittori francesi sono stati maestri da sempre.
Yvette, “la ragazza del peccat” (questo il titolo del film del 1958 diretto da Claude Autant-Lara, con la bellissima Brigitte Bardot e Jean Gabin, tratto dal romanzo di Simenon), stravolge la vita di Gobillot, come già detto, ma senza faticare: l’erotismo virulento e senza fondo della ragazza è ciò cui l’uomo ha forse sempre desiderato. La segue, così, nelle sue pericolose relazioni erotiche e malavitose. Continuando a scrivere questo dossier da svelare nel caso gli eventi prendano una brutta piega, in caso di disgrazia, appunto. Perché nel mondo borghese di Simenon, neanche la passione pericolosa può volare lontano dal tornaconto borghese.
Giovanni Canadè