“Illusioni”, il romanzo di Humezaki Haruo
Vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, Goro, un ex ufficiale della marina giapponese fugge dal suo ospedale psichiatrico a Tokyo. Sin dall’inizio del romanzo “Illusioni” (Elliot Edizioni, pp. 176, euro 16.50) di Humezaki Haruo, si palesa il dubbio che il viaggio, le esperienze e gli incontri ad esso legate siano alimentate da una parziale, a volte totale componente metaforica. Ovvero che siano pure allucinazioni del protagonista.
Goro è senza dubbio in movimento, ma quanto esso sia un viaggio reale non è così certo. Più che in viaggio, egli è in fuga. La sua fuga diventerà un percorso dentro i ricordi dolorosi di una guerra che lo ha traumatizzato conducendolo alla follia.
Goro vuole fuggire da quel disagio, cercando la strada verso l’isola che fu teatro del suo trauma: Sakurajima. E così andrà incontro al suo passato e ritroverà i ricordi. La meta è un luogo ma il viaggio è dentro se stesso e gli permetterà di evolvere e rendersi conto che il suo paese è andato avanti dopo la guerra mentre lui è rimasto fermo. Le immagini dimenticate verranno via via evocate dalle esperienze percettive più semplici e varie che farà durante il viaggio. Una parola, un sapore, un luogo portano alla luce le esperienze traumatiche sopite e gli incontri che farà saranno simbolici e, a volte, misteriosi. Incrocerà diverse persone: il rappresentante di una casa cinematografica, una donna divorziata, un bambino, un pescatore. Un ricordo in particolare sembra angosciarlo più degli altri quello di un ex compagno, il Quartiermastro Fuku, annegato mentre faceva il bagno. Il dubbio che sia stato un volontario atto lesionistico si insinua a ogni richiamo. Le allucinazioni di cui è vittima il protagonista, sebbene provochino in lui grande sofferenza e turbino la sua psiche, sono anche il motore che lo spingono a proseguire il suo viaggio.
Umezaki Haruo, proprio come il suo protagonista, ha vissuto sulla propria pelle i drammi della Seconda Guerra Mondiale. Questo elemento è pregnante all’interno del romanzo, la sua percezione permette all’autore di coinvolgere il lettore e trasmettere la labile visione di Goro tra illusione e realtà, tra passato e presente. Umezaki stesso soffriva di nevrosi d’ansia e alcolismo cronico, lascito indelebile dell’esperienza vissuta.
Forte e autentica è, dunque, in questo romanzo la drammaticità delle conseguenze psicologiche causate dal conflitto.
Federica Scardino