“IL VIOLINO DI DIO” di Salvo Zappulla
Quello che inizialmente è classificato come un tragico errore nelle sfere del destino, porta il ragioniere Alfredo Morelli a una morte prematura, proprio nel giorno in cui, ottenuta la sospirata promozione, doveva assumere il nuovo incarico lavorativo. Eppure tutto sembrava andare nel migliore dei modi, la figlia gravemente ammalata era guarita grazie a una trasferta americana resa possibile con i fondi raccolti dal popolo degli ultimi, chiamati a raccolta dal magico suono di un violino.
Parte così il romanzo di Salvo Zappulla “Il violino di Dio (Scritturapura, pp. 148, euro 12) con l’andare lento come fosse una vettura diesel che ha bisogno di scaldarsi prima di poter andare alla giusta velocità. E il ritmo infatti cresce una pagina dietro l’altra, non tanto per l’originalità della trama, quanto per le invenzioni letterarie, per il linguaggio, per le situazioni paradossali nelle quali il protagonista viene a trovarsi, situazioni che ci spingono al sorriso, ma a un sorriso dolce amaro. Salvo Zappulla è uno scrittore onesto, nel senso che riesce a dare quanto promesso, così come Dante nel suo peregrinare per i regni dell’oltretomba ci promette di raccontarci di Dio, così il protagonista del romanzo non solo si troverà al cospetto di San Pietro, ma anche di Gesù in persona con il quale intavola una trattativa per un ritorno sulla terra. I tempi, ahimè, nelle celeste sfere non corrispondono a quelli terrestri, i pochi giorni trascorsi al di là delle nuvole sono più di settant’anni e tante cose sono cambiate nella già morente umanità: sulla terra sono rimaste poche sacche d’ossigeno che devono essere consumate con parsimonia, non ci sono più nascite, lo stesso essere umano viene svuotato, per sopravvivere, dagli organi, dai sogni e dalle speranze…
Certo viene da sorridere quando leggiamo del treno celeste che si arrampica nell’azzurro per raggiungere il Paradiso, custodito da un San Pietro che si può concedere, finite le formalità d’ingresso e chiusi i cancelli, qualche tiro di una sigaretta fatta di inconsistenti nuvole; viene da sorridere quando l’Angelo che aveva in custode Morelli scopre il sesso e diventa umano, tante sono le invenzioni che più che raccontarle bisogna leggerle. Verrà da sorridere, ma di un riso amaro perché “Il violino di Dio” è solo apparentemente un’opera semplice, quasi una favola, ma in realtà è un’opera complessa, una denuncia accorata e sincera all’esasperata tecnologia e alla incombente, individuale disumanità.
Francesco De Masi