“Il viaggio. Vita e avventure di Giovanni Verga” di Roberto Disma
“Il viaggio. Vita e avventure di Giovanni Verga” (Graphofeel, pp. 322 , euro 21) di Roberto Disma ci porta su un treno in compagnia di quell’uomo anticonformista, ironico, contraddittorio, libertino e solitario che è stato Giovanni Verga, accompagnato da sempre da quella passione per cui ancora noi oggi lo conosciamo, quella scrittura che ha segnato una parte importante della realtà della letteratura novecentesca italiana. Un “fotografo, scrittore, esploratore del vero” che però mai si è dedicato alla rigidità del vero studio accademico.
Una biografia storica romanzata che vede un ottantenne Giovanni Verga su un treno in compagnia di Benedetto Croce. È il 1920 e, sullo sfondo storico dell’Italia e dell’Europa del tempo, prendono vita dal passato le vicende intime e personali dello scrittore, quindi anche quelle donne che, da perfetto Casanova, ebbe al suo fianco: da Evelina Cattermole a Giselda Fojanesi, da Dina a Paolina; ma non solo, si leggono anche citazioni delle sue opere – tra cui ricordiamo I Malavoglia, Storia di una Capinera, Mastro Don Gesualdo – le sue opinioni e il suo pensiero, a confronto con altre personalità di spicco del tempo, tra cui lo stesso Croce.
“Siciliano triste – va bene. Tutti i siciliani in fondo sono tristi, perché hanno quasi tutti un senso tragico della vita”.
In questo romanzo Roberto Disma crea due strade parallele, una è da percorrere con passi che vanno ancora più indietro nel tempo, quando è il 1854 e Verga è un ragazzino di quattordici anni che osserva la sua Catania divorata dal colera; l’altra strada comincia da quel viaggio in treno del 1920, ed entrambe si incontreranno per arrivare all’anno della morte dello scrittore, il 1922.
Marianna Zito