“Il vero amore è una quiete accesa” di Francesco Randazzo
Francesco Randazzo, scrittore e regista siciliano, pubblica per Graphofeel (pp. 228, 18,00 Euro) “Il vero amore è una quiete accesa”.
Tommi E Leyla
Tommaso è “un bambino travolto da un eccesso di conflitti familiari; come un fremito continuo, l’attesa dello spavento e della catastrofe, quasi come un’unica certezza, un sottoscala buio nel quale, anche a costo di una paura certa ma tranquilla, sotto controllo, poteva trovare riparo da tutta la sconcertante confusione della realtà”. Oltre a ciò, un “amore puro, assoluto e ancestrale solo per la madre.” Leyla cresce “nell’abbandono del corpo e delle speranze, ingabbiata in una rete sempre più oscura. Sognavo il colore dei profumi che sentivo. (…) Di che colore sarei stata io se avessi potuto vedermi?”
Un bambino ansioso. Una bambina cieca.
Così chiosano le divinità che aleggiano sui due: Celeno l’oscura, Ocipite la travolgente, Iride la messaggera, Aello la bufera. Divinità che li seguono e inseguono, tormentano e risolvono, specchio degli umani sentimenti, motore delle azioni.
Tommaso E Moira
Cresce Tommi e prova a lasciare spazio a Tommaso, facoltoso medico che non ha mai esercitato e che vive grazie alle royalties di un brevetto. Divorziato, con un figlio che vive lontano. Tommaso che ha sospeso la propria volontà e va avanti così, come su un tapis roulant.
Cresce Leyla e scappa da sé e da tutti, vagabondando per il mondo, vivendo per strada, persa per non perdersi ancora di più. Lascia emergere la sua Moira, quella che finalmente riesce a vedere, ma forse vede troppo e non riconosce, né si riconosce. E il destino ormai intessuto li farà incontrare, Tommaso e Moira, si vedranno e si riconosceranno, subito: nella passione, nella violenza anche, nella carne come nello spirito.
Amore E Psiche
Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia.
Il vero amore è una quiete accesa.
Potrebbero bastare questi versi di Ungaretti per raccontare il libro intero che ne prende, infatti, il titolo.
Tommi e Leyla prima, Tommaso e Moira dopo, questo cercano: una quiete accesa. Una risoluzione del proprio essere che viene da un pezzo mancante, da un lato emotivo stimolato, acceso. Tommaso e Moira, entrambi in lotta con il loro bambino interiore. L’uno che cerca di liberarsene una volta per tutte, e l’altra che prova a ritrovarlo, entrambi per non soccombere al cambiamento, per provare ad affrontarlo, ma con epiloghi diversi.
“Essere ed esistere possono essere due cose molto distinte e diverse. È difficile che coesistano e si sovrappongano pienamente. Nel tentativo può trascorrere un’intera vita. Spesso ci si perde. Qualche volta qualcuno ci riesce.”
Randazzo e l’amore
La radice della parola Amare non ha nulla a che fare con l’idea romantica che spesso vi associamo. Ha più che altro a che fare con la vemenza, l’ardore, un sentimento, un istinto più animalesco che umano.
E Tommaso e Moira sono proprio due animali che vivono nel “perché no”: “Non si ama qualcuno perché è bello, perché ci piace, ci soddisfa, appaga (…), no, tutte queste sono cose che ci sono nell’amore, quando già c’è l’amore. Sono tutte ragioni “perché si”. Confermano e basta. Ma non bastano, non sono il fondamento dell’amore. L’amore si fonda su un particolare, uno solo, ed è quel qualcosa che sappiamo, sentiamo d’istinto e a primo acchito, non ci piace, ci infastidisce, tanto però da attrarci, tanto da smuovere in noi il superamento di noi stessi.” Tommaso e Moira sono il racconto di ciò che siamo, quando stiamo con noi stessi e quando stiamo in coppia: pura imperfezione. E Randazzo ce la canta questa imperfezione con le canzoni di Cohen in sottofondo, con immagini suggestive, tirando in ballo dei e fato.
“Forget your perfect offering
There’s a crack, a crack in everything
That’s how the lights get in”
È delle crepe che abbiamo tutti che Randazzo ci racconta, lontani dalla perfezione, prede di dolori, ricercatori eterni di felicità e pace.
Laura Franchi