“Il tribunale degli uccelli” di Agnese Ravatn
Norvegia. Allis Hagtorn, ex giornalista di successo, sta fuggendo da uno scandalo sentimentale che l’ha vista coinvolta in prima persona e si ritrova quindi, per obbligo o per scelta, a dover lasciare la sua vita, suo marito e suo figlio e a scegliere un posto lontano dalla sua quotidianità e alle prese con un nuovo lavoro, che la vede al servizio del quarantenne Sigurd Bagge, un uomo dal passato oscuro, che vive in solitudine, immerso nella natura, sulla riva di un fiordo. Una nuova possibilità di rinascita per la protagonista che presto però sarà catturata dall’alone di mistero che permea sul suo nuovo padrone e sulla sua nuova vita.
Agnes Ravatn sprigiona, da ogni pagina de “Il tribunale degli uccelli” (Marsilio Farfalle, Collana Giallosvezia 2019, pp. 205, euro 16) incertezze e attese: tutto accadrà con un ritmo lento e costante, attraverso i pensieri e le paure di Allis, che si muoverà nei piccoli spazi a lei concessi e tra l’atmosfera onirica dei verdi paesaggi del nord, intenta a comprendere l’incomprensibile e a placare un forte senso di inquietudine. Si sviluppa in questo modo un thriller psicologico, ricco di cose non dette, e che sprigiona tensione e angoscia ad ogni pagina. Cosa nasconde il passato dei due personaggi? E, ancora, cosa accadrà nelle loro vite, dove gli unici testimoni oramai sono solo la natura e gli uccelli?
Marianna Zito