“Il toy boy di nonna”: una commedia brillante di Fabrizio Piccinato
Il Teatro nei Cortili di Verona ritorna con la rassegna amatoriale a S. Maria in Organo, Cortile Montanari e S.Eufemia, con una girandola delle varie compagnie, molto apprezzate dal pubblico veronese, dal 1° luglio al 7 settembre. Artefatto teatro porta in scena “Il toy boy di nonna”, una commedia brillante di Fabrizio Piccinato, autore e regista, con le eleganti e preziose scenografie di Valeria Faccincani, luci e suoni di Elia Giusti, Giacomo Fraccaroli e Tobia Gaspari, in scena al chiostro S. Eufemia dal 20 al 30 luglio.
La canicola estiva non ha di certo agevolato gli attori che hanno portato a compimento una brillante performance, dimostrando di essere all’altezza di un copione all’apparenza superficiale ma in realtà crogiuolo di attualità e politica. L’uomo oggetto, il manipolatore, il giovane corruttore di anziane imprenditrici è un capro espiatorio, un colpo di scena, una sveglia che suona ininterrotta a più riprese, negli incessanti e spassosi dialoghi dei membri di una famiglia agiata italiana: Pierluca-Fabrizio Piccinato, Giorgia-Cristina Patuzzo, Ginevra-Giuliana Bassan, Carla-Renza Piva, Asia (Agnese Mela/Giulia Bampa), Igor (Alessandro De Guidi/Giacomo Fraccaroli/Fabio Comparotto).
Strizzando l’occhio alla commedia di Monicelli e a quella francese, si sviluppa un’interessante trama che svela sentimenti, ipocondrie e manie della solita famiglia che mai normale non è, sul ring del salotto da benestanti, tra momenti comici e una satira sottile perenne. La fotografia che immortala la società che sembra cambiare per non cambiare mai, citando Il Gattopardo di Lampedusa, tra un finto perbenismo, un finto progresso, una finta tolleranza, un finto non razzismo. Ma è necessario essere fini osservatori e cauti registi per portare su un palco tutto ciò, a piccole dosi, digeribili dal pubblico, in una chiave vivace e poco polemica. Può il teatro scardinare gli stereotipi sociali, mostrandoli e deridendoli?
Forse l’unica pecca di quest’opera, a tratti geniale, è proprio il titolo, probabilmente voluto, che sembra sminuire un lavoro d’autore e corale ben fatto, originale e spassoso, dai tratti grotteschi e con un ritmo incessante.
Silvia Paganini