“Il sogno di Amleto” della Compagnia Armathan a Villa Rizzardi
Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna
o prender armi contro un mare d’affanni
e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…“Amleto”, William Shakespeare
La scenografia naturale del Giardino di Pojega di Villa Rizzardi ha ospitato per tre serate lo spettacolo itinerante “Il sogno di Amleto“, portato in scena con la regia di Marco Cantieri e la Compagnia Armathan.
Jonathan Finocchi ha interpretato Amleto e non poteva essere più convincente nel ridare vita a uno dei personaggi drammatici shakespeariani più famosi al mondo: ogni respiro è stato perfetto, ogni battuta affermava verità dell’animo e sentimenti reali, una prova d’attore eccezionale. Il principe di Danimarca riceve la visita di un Fantasma (Massimo Recchia) che ha le stesse sembianze del defunto padre, il quale rivela l’atroce verità: lo zio (Marco Morbioli), già salito al trono, ha ucciso il padre versandogli del veleno nell’orecchio e ora chiede solo vendetta, accolta dal giovane. Il piano è di mettere in scena il dramma dell’assassinio davanti alla Regina madre (Adriana Giacomino) e all’usurpatore Re Claudio. La prima scena si svolge nel Teatro di Verzura, tra siepi, cipressi e statue di divinità e si rivela uno spazio eloquente in ogni elemento. Le ultime luci del giorno lasciano spazio alle ombre che cominciano a inquietare anche lo stesso Amleto, vittima innocente che cerca di dominare e capire la sua crisi. Giunge la notte e nel viale del Belvedere avviene l’incontro con Ofelia, Ilaria Bonemazzi, l’amata che ora Amleto rifiuta e spinge alla vita casta. Prima di spostarsi alla scala del Belvedere, per il monologo di Re Claudio, il pubblico viene allietato dagli intermezzi musicali della soave e piacevole voce di Franca Guerra, accompagnata dai musicisti Stefano Benini e Davide Recchia, presenza costante e interessante per l’intero spettacolo. La follia e il dolore pervadono il Principe che si scontra con la madre e affida ai Mimi (Margherita Speri, Stella Favini, Sofia Soardi) le maschere per la rappresentazione, che avviene silenziosa e dolorosa, lasciando sgomento e delirio lucido.
Una regia ben riuscita e costruita, quella di Marco Cantieri, inserita perfettamente negli spazi meravigliosi della Villa, che ha permesso di avere luci e ombre naturali, odori e sensazioni che solo una location esterna può regalare. “Amleto” è sempre una prova, un rischio che gli artisti decidono di prendersi e la Compagnia Armathan è riuscita nell’impresa-sogno. Jonathan Finocchi compie il viaggio necessario dentro se stessi, il dubbio esistenziale, la depressione e la rabbia, l’essere o non essere amletico. Si entra nella mente dell’attore che inevitabilmente fa salire gli spettatori sulla sua giostra che ora corre vorticosa e poi ridiscende, quasi a sfiorare una realtà oggettiva ma oramai persa. Amleto lascia sempre una sorta d’inquietudine ma anche comprensione ed empatia, per un protagonista che è eroe ma è anche antagonista di se stesso, perseguitato dagli eventi reali ma anche dagli spettri, ignaro funambolo sul baratro della vita.
L’evento, patrocinato dal Comune di Negrar di Valpolicella, andato in scena il 27 giugno, 4 e 11 luglio, si è rivelato un’ottima performance, elegante e suggestiva.
Silvia Paganini