“Il seme della tempesta” – Trilogia dei giuramenti all’Arena del Sole di Bologna
La trilogia del “Seme della Tempesta” si apre con quello che sembra un tuono, uno squarcio nel cielo, continua con vibrazioni più sottili, arcaiche come la pioggia, interferenze e tamburi e ci trasformiamo tutti in osservatori del suono di questo concerto chiamato “Non ancora, eppure già”. Siamo come incantati e allo stesso tempo sospettosi davanti a quell’abisso che sta prima del linguaggio, non ancora parola, eppure già suono.
Immagini, intime compagne del suono, vengono proiettate su due schermi sul palco. Sono volti in bianco e nero che sembrano di altri tempi, osservo il movimento di quegli occhi, quei capelli, quelle labbra, sembrano antiche come le anime e sono silenziose come i ricordi lontani. Mi chiedo quali siano stati i loro sogni. Hanno sofferto? Quale è stato il loro destino? Sono stati amati? La loro memoria è ancora viva in qualcuno? Eppure i personaggi di quelle immagini sono qui in carne e ossa davanti a noi sotto il palco. Sono in un tempo magicamente presente ed eterno. Il pubblico disposto a ferro di cavallo sembra una giuria in attesa che arrivino finalmente le parole: solenni, taglienti, struggenti, viventi. Un canto e poi un altro suono improvviso e sul palco viene accompagnata, Mariangela Gualtieri, vestita di bianco, che davanti all’angelo nero della morte inizia il suo “Discorso ai vivi e ai morti”.
“Ho capito
quanto fu prodigato per me.
quanto mi è stato dato senza sosta.”
Alla fine dell’esistenza sentiremo Gratitudine? Dovrebbe essere sempre lei l’ultima visitatrice di ogni spazio-tempo vissuto. Quel sentimento di conclusione, completamento che arriva come a portare pace agli eventi della vita. Se potessi scegliere una voce che possa raccontare la storia dell’umanità a chi viene dopo di noi, sceglierei quella di Mariangela Gualtieri, delicata e rauca, racchiude tutto l’amore che viene delle profonde radici della terra, trasmette tutta l’infinita saggezza che scende dai cieli. Ogni parola che esce dal suo respiro apre porte nella mente, e spalanca cuori nel petto. La poetessa, come una rosa bianca, sacra, illumina la verità e non dimentica mai le spine e l’oscuro mistero dal quale proviene. L’angelo dalle ali nere ascolta attentamente il suo ultimo testamento e poi salta e svanisce nel nulla. L’ultimo atto, “Giuramento” è composto da un coro di voci e tanti corpi danzanti. Il sentire di una generazione che attraverso un rito antico come il mondo, una preghiera invoca le nostre anime a testimoniare la verità delle parole pronunciate. Ogni parola è energia condensata, poesia alata, freccia che arriva lontano oltre la nostra parte conscia, oltre il teatro fisico, per poi trovare all’interno di ognuno di noi una nuova dimora.
E poi un invito a ritrovare il silenzio, perché chi è senza silenzio non trova le parole. Chiedi al tuo silenzio di tornare.
Al teatro Arena del Sole dal 16 al 18 maggio con la regia di Cesare Ronconi e i testi di Mariangela Gualtieri.
Antonella Pizzolla
Foto di Maurizio Bertoni