“Il respiro del cielo” di Danila Derzan
“Il respiro del cielo” (elemento 115, 2019, pp. 284, euro 14), questo il titolo del romanzo di Danila Derzan che conduce il lettore in un universo primonovecentesco color seppia, sapientemente affrescato da uno stile a dir poco eclettico. Grazie infatti a un’accurata quanto puntuale ricerca storica, l’autrice restituisce, in maniera dinamica e originale i sapori e gli umori sia di quella Roma, capitale di una giovane nazione, scossa dalle agitazioni interventistiche della Grande guerra; sia di quella “Merica” latina in cui diverse generazioni di italiani hanno visto la terra promessa e spesso investito le fatiche di una vita per approdarvi. Ed è in questa cornice che Emma – giovane, bella, dal temperamento audace, a volte sorretto e confortato da mistiche voci nate da un’infanzia difficile – incontrerà il suo Nino (Ottaviano), anch’egli capace di autentici slanci sentimentali ma al tempo stesso compresso dalle rigide strutture di una famiglia patriarcale, pronte a interporsi crudelmente tra i due protagonisti e il frutto del loro amore, simbolo di un legame indissolubile.
A dir poco lodevole è, inoltre, l’attenzione per i particolari, spesso crudi, che la scrittrice ci regala attraverso pennellate accuratissime, tanto da proiettare immagini nitide e mai sfocate, merito certamente anche dell’attività di autrice televisiva e sceneggiatrice svolta dell’autrice stessa.
Quindi, tra vicoli bui, manifestazioni di socialisti rivoluzionari, futuristi emergenti, nauseabondi ricoveri brasiliani per immigrati, atmosfere carioca, lettere che sfidano le distanze abissali di un Atlantico ancora sconvolto dalla tragedia del Titanic, e le incursioni extratemporali di Danila Derzan; Il respiro del cielo riesce a far vibrare energicamente ogni singolo anello di quella catena di eventi che ci lega ad un passato tanto presente.
Marco Marinucci