“Il problema dei tre corpi”. Racconti brevi per lunghe riflessioni
La messicana Aniela Rodrìguez con “Il problema dei tre corpi” (gran via, pp. 106, euro 13, traduzione di Annalisa Rubino) si è aggiudicata nel 2016 il Premio Nacional de Cuento Joven Comala. Nel 2021 è stata selezionata dalla rivista “Granta” tra i migliori giovani scrittori in lingua spagnola.
“Che ne sarà dell’orlo del precipizio se nessuno ha i coraggio di guardare?”
Con questa citazione di Maxi Prietto si apre il primo dei nove racconti brevi di questa raccolta e non sono certo parole scelte a caso. Nove storie tra prostitute che tornano al paese di origine e cercano di rimettere in scena la giovinezza perduta; amori persi o forse mai avuti per cui si cerca vendetta; sogni infranti; povertà e disgrazia; famiglie distrutte per inerzia e dipendenze; miracoli veri e presunti; follia. Nove storie che fanno emergere alcuni dei fenomeni sociali del Messico contemporaneo: narcotraffico, credenze popolari e religiosità, condizioni di lavoro poco sicure e discutibili, per esempio. L’autrice ci racconta di terrore e precipizio, di vertigine e ricordo, di piccole felicità costruite a fatica. Di umanità.
“Bastò il brutale colpo di pistola che gli inferse Jacinto quel giorno a far capire al prete che il cielo è un’invenzione del cazzo: la cantilena vuota dei messali e delle storielle con cui le matrone decantano la benevolenza di nostri Signore. Bastò l’arrivo del giorno a farci ritrovare all’uscita della chiesa intonando alleluia e rendendo grazie a Dio, a far oscurare di colpo il cielo e zittire l’organo per un difetto nel meccanismo o un’anomalia nel cuore degli uomini.”
Non sono né racconti né una scrittura immediati. A volte sembra di trovarsi davanti a flussi di coscienza, a metà tra sogno e realtà. Sono racconti in cui l’immediatezza è data dalla struttura che azzera completamente l’effetto sorpresa e ci catapulta sin dalle prime parole nel momento clou, partendo quasi dalla fine del tutto. È ricorrente il tema della morte, in varie forme, per vari modi. Eppure non si percepisce mai pesantezza, perché la forte intensità espressiva e l’ironia sono presenze costanti.
Sono immagini nitide e tristi quelle che emergono, e c’è così tanta poesia in questa scrittura che se ne resta affascinati, ci si resta impigliati.
“La caduta era stata l’ultimo dei problemi, perché quando la corrente d’aria gli aveva fatto perdere le scarpe, Elias aveva ripensato a tutto il tempo che c’era voluto per costruire una vita felice come quella che avevano. La fronte era impallidita per la vertigine, perché, quando uno cade, vengono giù anche i pensieri più improbabili.”
Laura Franchi