IL POTERE DELLA PAROLA DI TASSO CON “AMINTA” PER LA REGIA DI ANTONIO LATELLA
Dal 17 al 20 gennaio al Teatro dell’Arte presso la Triennale di Milano è andato in scena il nuovo lavoro con la regia di Antonio Latella, nominato direttore del Settore Teatro della Biennale di Venezia per il triennio 2017-2020.
La nuova impresa riguarda un’opera di Torquato Tasso, “Aminta”, una favola pastorale a lieto fine composta nel 1573 e messa in scena a quell’epoca con successo. La storia parla d’amore, quello di un pastore, Aminta, verso una ninfa, Silvia, che non lo ricambia. Dafne, amica di Silvia, consiglia ad Aminta di recarsi alla fonte in cui Silvia si rinfresca e in quell’occasione la ninfa viene aggredita da un satiro, da cui riesce a scappare solo grazie all’intervento di Aminta. Silvia fugge via senza ringraziare il suo salvatore. Aminta poi trova un velo di Silvia insanguinato e pensa che lei sia morta, così si lancia da una rupe per suicidarsi. Silvia però è viva e, saputo del suicidio di Aminta, si accorge di amarlo si precipita da lui certa che ormai sia morto, ma Aminta invece è vivo grazie a un cespuglio che ha attutito la sua caduta e può così unirsi finalmente a Silvia.
Affrontare un testo antico mantenendo invariata la lingua del tempo a cui appartiene non è impresa facile ed è consigliabile essere già a conoscenza della storia per poter lasciare andare i pensieri seguendo la musicalità della lingua in versi e il tono e il timbro della voce che li declama. La missione di Antonio Latella è stata proprio quella di mettere in risalto la lingua italiana usata da Tasso, senza cambiarla o modernizzarla, riducendo al minimo i movimenti nello spazio, che infatti risulta circoscritto da un contorno sul quale ruota, pianissimo, un riflettore. All’interno di questo spazio limitato si trovano gli attori, quasi sempre statici, volutamente tali, davanti a un microfono e i versi escono dalle loro bocche come un fiume in piena, il loro movimento è il suono e se il corpo lo accompagna con un movimento, è solo per fare da contorno.
A rappresentare la storia di “Aminta” troviamo quattro bravissimi attori, dalle voci melodiose e duttili, che fanno scorrere le parole in modo fluido e, nei momenti di tensione, vorticoso. Il testo si apre con il Prologo di Amore e si chiude con l’Epilogo di Venere e questa struttura circolare è stata evidenziata dalla resa scenica. Di certo, nonostante l’indiscussa bellezza del testo, non è facile seguire il filo delle vicende narrate, ma forse basta lasciarsi trasportare e carpire ciò che arriva, forse perché, parlando d’amore, non c’è bisogno di capire, ma solo di accogliere senza porsi domande. Alcuni momenti sono molto intensi, come la scena alla fine della prima parte, quando il pastore Aminta, discendente del dio Pan, si trasforma nel satiro che punta ad assalire Silvia, e ciò avviene gradualmente attraverso il suono della voce, che a poco a poco si deforma, si alza di volume, cambia il ritmo, cresce potente fino alla brusca interruzione, quando Silvia viene salvata. I movimenti a cura di Francesco Manetti sono delicati e fanno da ornamento e arricchimento alla parola mantenendola sempre vivida; un ulteriore pregio al tutto è sicuramente la musica di Franco Visioli, semplicissima, un giro di basso, lento, profondo e viscerale che si insinua in alcuni momenti. La seconda parte segna un cambio forte e si tinge di rock: tra i poetici versi di Tasso si mischia il suono distorto (e forse volutamente un po’ troppo alto) di una chitarra elettrica che accompagna “Rid of me” di PJ Harvey e, poco prima dell’epilogo, “Vitamin C” dei Can.
“Lick my legs, I’m on fire / lick my legs of desire
Lick my legs, I’m on fire / lick my legs of desire.”
Indubbiamente Antonio Latella osa e non teme gli esperimenti e di certo è cosa buona per il Teatro e per indirizzarsi verso nuovi modi di comunicare in continua evoluzione e rinnovamento. Gli attori Michelangelo Dalisi, Emanuele Turetta, Matilde Vigna e Giuliana Bianca Vigogna sono affiatati e convincenti in questa prova difficile e impegnata. Meritatissimi gli applausi copiosi del pubblico.
Lo spettacolo sarà in tour a Roma dal 22 al 27 gennaio al Teatro India.
Roberta Usardi