“Il pioniere”, il romanzo di Tatjana Dordevic Simic
“Il pioniere” (Besa Muci Editore, 2021, pp. 128, euro 14) di Tatjana Dordevic Simic si apre con Bosko, un ragazzino serbo, che presta giuramento al credo socialista e al presidente Tito, già deceduto da tempo e per questo diventato, appunto, un pioniere.
“I miei genitori mi hanno chiamato Bosko. Il più giovane partigiano jugoslavo si chiamava come me.”
Malgrado l’ostentato senso di patriottismo inculcato nelle scuole, nella società sono già visibili i semi di quello che sarà l’ultimo conflitto europeo. La Jugoslavia è sull’orlo di una guerra che, sotto la spinta delle pulsioni nazionaliste dei singoli Stati della federazione, la porterà alla disgregazione.
“Un giorno è sparito tutto, un intero territorio, un intero popolo, come se niente fosse, come se fosse stato solo una nuvola.”
La narrazione non segue un andamento cronologico lineare. Partendo dall’infanzia di Bosko, i capitoli del romanzo, in ordine sparso, ci presentano i ricordi dell’adolescenza, vissuta durante il conflitto, e quelli dell’età adulta, trascorsa in Italia come rifugiato, per sfuggire alle devastazioni che il conflitto ha lasciato nel suo Paese.
“La parola rifugiato mi ricorda al tempo stesso il rifiuto di qualcosa e anche un rifugio.”
Gli episodi dell’adolescenza, sono crudi e spietatamente realistici. Le esperienze raccontate sono quelle di un ragazzo comune, ma costantemente accompagnate dagli orrori della guerra, da sfollati e bombardamenti, da case distrutte e vittime innocenti riportate, alla stregua di semplici numeri, nelle edizioni del telegiornale.
“Quando capisci che non è toccato a te questa volta, ma che potrebbe succedere la prossima, la paura diventa ancora più forte, ti stringe, ti soffoca. Tuttavia col tempo ti ci abitui. Ti abitui anche alle bombe.”
Nella narrazione dell’età adulta, l’autrice tocca temi altrettanto significativi e spesso attuali: il rancore e l’odio, tuttora non sopito, tra le diverse etnie coinvolte nel conflitto e la difficoltà del protagonista di integrarsi in un Paese straniero in cui deve lottare contro la diffidenza e il pregiudizio.
“Vieni da lontano, anche se vivi qui da anni. Vieni da lontano anche se sei nato qui, ma da genitori stranieri. Vieni da lontano, anche se un giorno diventerai cittadino dello Stato che ti ospita. Comunque, in ogni caso, sarai sempre considerato come uno che viene a un’altra parte. Uno straniero.”
“Il pioniere” è un romanzo profondo, dallo stile asciutto e senza fronzoli. Ci restituisce gli orrori della guerra, ci invita a riflettere sulla loro inutilità e sulla facilità con cui, banalmente, distinguiamo tra buoni e cattivi. Fino al riscatto del protagonista che ci mostra, come in una catarsi, una via per rielaborare la propria storia e riappacificarsi col proprio passato.
“La giustizia è raramente dalla parte dei giusti. I giusti non sono né santi né eroi. Lo sono piuttosto le persone comuni, come noi, uomini e donne che, trovandosi di fronte a ingiustizie e esecuzioni, con coraggio hanno soccorso i sofferenti, interrompendo così la catena del male di cui sono stati testimoni.”
Domenico Lauria