Il percorso emozionale di Barreca nel disco d’esordio “Dall’altra parte del giorno” – L’intervista
Un disco intenso e delicato e una voce calda e avvolgente, si tratta di “Dall’altra parte del giorno”, il disco d’esordio di Barreca, all’anagrafe Domenico Barreca, che contiene dieci tracce, un viaggio che l’artista compie dentro se stesso, fatto di incontri, condivisioni e solitudine. I brani sono stati scritti e composti da Benedetto Demaio prodotti e arrangiati da Riccardo Anastasi e mixati da Taketo Gohara e Marco Borsatti. Due singoli hanno anticipato questo esordio: “La parola noi” a novembre 2020 e “È tutto qui” a dicembre dello stesso anno, accompagnati dai videoclip ufficiali girati da Giacomo Triglia. Per andare più a fondo di questo disco profondo e suggestivo abbiamo fatto qualche domanda a Barreca, un artista legato alla tradizione cantautorale italiana, tanto da conseguire il diploma di laurea in Musica, Spettacolo e Tecnologia del Suono con una tesi sulla “scuola genovese”.
Come hai incontrato questi brani e in quanto tempo è stato realizzato “Dall’altra parte del giorno”?
Questo album nasce da una sana ostinazione e ha avuto una gestazione lunga tre anni. Non si è trattato di un classico incontro a tavolino, ma di un’esigenza. Conosco e collaboro da tanto tempo con Benedetto Demaio e Riccardo Anastasi. Benedetto è un amico, il creativo, mentre Riccardo è il mio pianista da anni e ci accomuna la passione per la canzone d’autore italiana. Io sono il pigro del gruppo ed entrambi si sono dovuti subire i miei flussi di coscienza, perché volevo raccontare una sorta di viaggio interiore per affrontare le mie fragilità. Grazie a questi brani l’ho fatto, sono un racconto, quasi un concept di un trentacinquenne che vive la sua vita e lo fa attraverso un percorso fatto d’amore, di sogni e di punti fragili che da una situazione invalidante come l’ansia, i fallimenti, l’inconcludenza, ecc. sono diventati dei punti di forza. Questa è stata la genesi, il lavoro si è svolto quasi in simbiosi: ogni parola è incentrata su quello che ho vissuto, una veridicità e autenticità presente anche dal punto di vista dei suoni: il disco è stato suonato dalla prima all’ultima nota volutamente. Solo in questo modo poteva uscire ciò che sono. Non smetterò mai di ringraziarli, la musica per me non sarà mai qualcosa che assomiglia a un virtuosismo o a un esercizio di stile, serve a connettermi con il mondo e a tirare fuori ciò che ho dentro. Esco come solista ma ho bisogno di una squadra di persone che siano con me e riescano a far emergere il mondo di Barreca.
Si sente molto la cura dei suoni e degli arrangiamenti, ricchi di archi, in perfetta armonia con la tua voce avvolgente e calda…
Questo si ripercuote dal punto di vista emozionale, perché sto rivivendo il periodo della gestazione quando, durante questi tre anni, si sono incrociati i musicisti in studio per le sessioni di registrazione. È stata un’esperienza incredibile, mi sentivo nel Paese delle Meraviglie. C’era l’esigenza di fare musica per il gusto di farla e per questo abbiamo voluto la collaborazione di due esponenti molto importanti del mondo della musica italiana, due grandi ingegneri del suono, Marco Borsatti, che è il fonico storico di Vasco Rossi, e Taketo Gohara, che hanno impreziosito ulteriormente il disco lavorando sui dettagli.
I brani “È tutto qui” e “E dopo vola” fanno parte della colonna sonora del film “L’incontro” di Salvatore Romano, come è nata questa collaborazione? Come mai “E dopo vola” non fa parte del disco?
È nata per caso. Riccardo Anastasi, che ha curato le musiche di questo film, è riuscito a inserire nel progetto anche questi due brani. “E dopo vola” è stato pensato in modo particolare per la scena finale, in cui il protagonista cerca il perdono dopo aver commesso un omicidio. Questo brano non è stato inserito nel disco semplicemente perché non si rifaceva al concept, ma conferma lo stile e l’eleganza che ci contraddistingue. Per quanto mi riguarda, mettere la musica alle immagini è stato qualcosa di indimenticabile.
A lavoro concluso, a quale brano ti senti più legato?
Ho due principi fondamentali: odio le classifiche e sono molto umorale, per cui le preferenze cambiano spesso, ma ce n’è uno che dal primo giorno, dal primo provino piano e voce mi ha colpito: “Lontani da te”. In questo brano riesco a descrivere l’amore universale, quella connessione misteriosa che porta ad accostarci a qualcuno, anche a un’entità ultraterrena, alla spiritualità, e decidere di condividere una parte di strada del viaggio. Quando una persona o un’entità ti guarda nella bellezza e non c’è giudizio, attraversando mille specchi, come dice il brano, si può definire amore universale. Quando interpreto questo brano riesco quasi a rievocare un album di foto di tutta la mia vita e tutte le volte in cui ho provato amore: amici, affetti, passioni fugaci, posti, ecc. ed è come se non se ne fossero mai andati, quindi descrive con una semplicità disarmante tutte queste sensazioni e per me è ogni volta un bellissimo tuffo nel cuore.
Hai intitolato il disco “Dall’altra parte del giorno”: nel comunicato stampa dichiari che si tratta del tuo posto nel mondo, ma dove ti senti nel mondo?
Anche dalla copertina, se noti bene, c’e una porta con dietro il mio mare, che per me è qualcosa di fondamentale: un rifugio, è la mia terra, i miei affetti, i sapori. Non mi sono mai spostato. Ho sempre bisogno di attraversare quella porta, di essere sempre dall’altra parte di qualcosa, di creare quell’instabilità, e tutto questo per il gusto del percorso, perché attraversare quella porta mi permette di riuscire a essere me stesso. La canzone descrive la voglia di fare ogni volta le valigie e di spostarmi da tutto. Un verso del brano “Dall’altra parte del giorno”, prima della coda strumentale, dice poi domani forse ritorno: questo caos, questo modo di vivere la vita dall’altra parte di qualcosa troverà, nel prossimo album o nei prossimi anni, un Barreca che torna indietro a ricercare la sua stabilità. Per il momento ho bisogno di fare questo percorso tortuoso che ogni tanto mi permette di guardare dei panorami, che per me sono uno spettacolo gratuito bellissimo. La coda strumentale del brano, con l’assolo di flicorno di Massimo Guerra, vuole dare un senso all’ascoltatore, che può rivivere le dieci tracce che ha ascoltato e appuntare le proprie considerazioni, come se fossero i titoli di coda di un film.
La canzone “Non esistono canzoni felici” è diversa da tutte le altre e annovera collaborazioni con Desirée Nobile e del rapper Lil Barrett, qual è la sua storia?
È nata a fine settembre e ha fatto tardare ulteriormente l’uscita dell’album. Parla del mio modo di vivere la musica. Il brano si riferisce a una domanda che è stata posta agli artisti della scuola genovese “Perché scrivete solo cose tristi?” E loro risposero “quando sono felice esco”: in questa frase sta tutta l’essenza del perché faccio musica. Cantare per me è sempre stata un’esigenza della mia anima perennemente tormentata; un verso emblematico del brano dice tutto quello che mi piace prima o poi mi stanca. E non solo, quando una persona accetta la propria malinconia facendola emergere senza vergognarsi prova la sensazione più bella, quella del “poteva essere, ma non è stato”, magari riferito a un amore. Tutti questi concetti andavano espressi con qualcosa che apparentemente fosse lontano dal mio mondo, ma sempre con credibilità. L’autore del testo rap, Francesco Anastasi, ha dato qualcosa in più e lo ha reso più vero, ha scritto queste parole di getto, anche se non aveva quella forza vocale per renderle come volevamo, per questo sono state incise da Lil Barrett. Il tutto è stato poi impreziosito dalla voce black di Desirée e ne è risultato un mix bellissimo, è uno dei brani che al primo ascolto mi ha commosso perché in quel momento ho realizzato che stava per nascere questo album. Ascoltare queste parole è stato terapeutico per me e per questo siamo stati felici di rimandare l’uscita dell’album a gennaio 2021.
Nel brano “La nudità” hai affrontato invece il tema della violenza psicologica, un brano molto intenso e con suoni più cupi rispetto agli altri brani, come hai scelto?
Ogni volta che la canto è un pugno allo stomaco, non sapevamo se inserirla nel disco oppure no, ma volevamo lanciare questo messaggio e a mio parere questo avviene con una credibilità disarmante. L’arrangiamento rende la drammaticità a la crudezza raccontando l’esperienza di una donna. Il solo pensiero che la violenza psicologica possa essere a volte ancora più devastante di quella fisica, dato che alcune cicatrici si portano dentro, mi faceva restare inerme. Questa donna è stata privata del gusto di potersi guardare allo specchio e di poter vivere facendo degli errori: quando si è privi di tutto questo la soluzione è estrema.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, verrà estratto un altro singolo dal disco?
Stiamo lavorando a più cose. Stiamo scrivendo brani nuovi e siamo indecisi se far uscire a giugno un nuovo singolo o un singolo e videoclip estratto dall’album. A luglio finalmente presenteremo l’album con un concerto evento con un’orchestra di venti elementi; durante la serata ci sarà anche una parte dedicata alle cover di artisti come Tenco, Fossati, Bersani.
Hai in mente di fare altri concerti in giro per l’Italia?
Al momento stiamo lavorando ad eventi promozionali con la collaborazione di un grande management calabrese, Ruggero Pegna Show Net che curerà in Calabria l’evento di presentazione; altre occasioni arriveranno tra luglio e agosto mentre da settembre in poi l’idea è di girare per l’Italia.
Il nuovo disco a cui stai lavorando avrà la stessa formula?
Sì, siamo una squadra ormai collaudata e con una sinergia bellissima. Benedetto ha la capacità di leggermi come pochi, capisce le sensazioni di un post relazione sentimentale e le sue parole mi rispecchiano con una autenticità pazzesca, anche le volte in cui non dico nulla.
Roberta Usardi
Fotografia di Davide Furfaro
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