“IL PENITENTE” CON LUCA BARBARESCHI APPRODA AL TEATRO LA PERGOLA DI FIRENZE
“Il Penitente” del drammaturgo statunitense premio Pulitzer, David Mamet è approdato al Teatro della Pergola di Firenze dal 22 al 27 gennaio. Il testo è tradotto da Luca Barbareschi, che ne segue la regia e interpreta il personaggio principale, Charles, uno psichiatra che si trova ad affrontare una crisi morale e professionale quando si rifiuta di testimoniare a favore di un giovane paziente colpevole di aver commesso una strage. È giusto tradire il segreto professionale a cui si ispira la professione medica per redimere la propria immagine e salvare il proprio matrimonio? Il medico, accusato di omofobia e fanatismo religioso, subirà una gogna mediatica che lo porterà a perdere non solo la fiducia della moglie Kath (Lunetta Savino) ma anche il lavoro.
L’opera affronta il tema del processo mediatico, della moderna comunicazione in cui l’importante è dare in pasto al pubblico famelico il nome del nuovo colpevole. La verità, sempre se poi ne esista solo una, è di secondaria importanza. Il tema è amplificato dalle video-proiezioni di Claudio Cianfoni, Marco Tursi e Andrea Paolini, che mostrano esempi di processi mediatici attuali, e che riempiono lo spazio scenico. Per il resto la scena è assai scarna, costituita da un tavolo e due sedie, illuminata da un lampadario cubico che ne segna i confini. Al centro dell’opera i dialoghi, la cui acuità invita alla riflessione del pubblico, attento a non perdere nessuna delle invettive dei quattro personaggi, che si fronteggiano, quasi fossero su un ring, durante gli otto atti dell’opera. L’opera teatrale è anche una lucida analisi del rapporto tra comunicazione, spiritualità e giustizia, tra sfera privata e pubblica, tra fede e medicina. Il filo conduttore è la coscienza del protagonista, con cui egli deve confrontarsi e in nome della quale egli professa di agire. Ma la verità ha i suoi lati oscuri, e i colpi di scena finali possono avere l’effetto di sovvertire il giudizio del pubblico.
Non a caso questo dramma sul pensiero elaborato e non banale, sulla capacità di giudicare la realtà con spirito critico, viene portato in scena nel Giorno della Memoria, a ricordarci quanto la banalità, la semplificazione e soprattutto la paura siano pericolosi.
Ilaria Francolino