Il nuovo e meraviglioso romanzo di Giacomo Sartori
“Baco” si legge tutto d’un fiato, talmente scorre alto l’impeto del protagonista, un ragazzino sordo di dieci anni, con problemi di gestione del comportamento e della rabbia, che detta a Logo, la sua complice ed empatica logopedista, un diario sfogo in cui racconta alla madre in coma tutto ciò che avviene, fuori e dentro la sua testa. Nulla è scontato e i protagonisti sono delineati con cura e convinzione: il padre giovanissimo trascura la famiglia e trascorre la maggior parte del tempo nei suoi intrighi e cavilli tecnologici alla ricerca di terroristi, il fratello QI185 è un tredicenne genio informatico, il nonno è un anarchico dal buon cuore e amante dei lombrichi, la mamma è buddista, amante della natura e delle api in particolare, in coma a causa di un incidente. Non si può che essere in totale empatia con il bambino, vittima di insegnanti totalmente inadatti al ruolo, compagni di scuola che non comprendono quello che a loro appare come un modo bizzarro di comportarsi, una solitudine dettata dall’imperante tecnologia. Il co-protagonista è appunto BACO, un’intelligenza artificiale realizzata dal fratello, che riuscirà a insinuarsi nelle loro vite, con colpi di scena esilaranti.
I temi di “Baco” di Giacomo Sartori (Exòrma, Collana quisiscrivemale, 2019, pp. 336, euro 16,50), sono molteplici e attuali, relazionati in modo brillante e originale: il cambiamento climatico, la scomparsa delle api, l’inquinamento, i pesticidi, il terrorismo, la scuola e la difficile integrazione dei bambini che necessitano del sostegno e soprattutto tutto ciò che è informatica, virtuale, algoritmo. E c’è il linguaggio dei segni, il silenzio e le vibrazioni opposte ai circuiti e alle reti neurali. Il bambino si comprende, percepisce il cambiamento emotivo che lo farà reagire fisicamente contro altri o se stesso ma la solitudine e i muri sono molto alti. La realtà virtuale è amica della solitudine ma il silenzio del coraggioso protagonista ha forza e cerca una soluzione per ogni problema, a cominciare dall’amata mamma nel letto d’ospedale.
La scrittura è elegante e regala immagini di alto impatto metaforico, c’è il tempo della vena comica e quello della profonda riflessione. Il libro è accompagnato da un breve vocabolario con i significati principali dei termini che creano la rete della storia.
“Baco s. m.: larva o verme che si pasce nella frutta, o anche nei computer e nei programmi informatici. Il baco ha un comportamento subdolo, restando inizialmente nascosto nel suo ospite, senza manifestarsi all’esterno. Alla lunga esso sabota però il buon funzionamento del frutto o del congegno informatico, spesso provocando una reazione stizzita del commensale o del fruitore informatico.”
“Baco” è una storia che merita davvero di essere letta e vissuta, a livello emotivo ed estetico, si distingue nel panorama editoriale attuale, ci racconta dell’oggi senza retorica e confusione, con la necessaria razionalità e speranza. Giacomo Sartori ha scritto un capolavoro, un moderno E.T. complice dell’infanzia, anche se più cinico e sabotatore.
Silvia Paganini