IL NOME DELLA ROSA al teatro Argentina
È in scena, dal 23 gennaio al 4 febbraio al Teatro Argentina, il primo adattamento teatrale de Il nome della rosa, per la regia di Leo Muscato e la drammaturgia di Stefano Massini.
Due ore e venti di spettacolo, che però non lascia spazio alla monotonia. Dialoghi e monologhi sono sicuramente complessi, ricchi di parole molto profonde che scavano nell’animo umano, mettendone in luce i dubbi, le debolezze, ma anche le cieche convinzioni portate avanti senza remore ed esitazioni. Il tutto è reso ancora più convincente e credibile da attori (Eugenio Allegri, Giovanni Anzaldo, Giulio Baraldi, Renato Carpentieri, Luigi Diberti, Marco Gobetti, Luca Lazzareschi, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Alfonso Postiglione, Arianna Primavera, Franco Ravera, Marco Zannoni) che interpretano magistralmente i rispettivi ruoli, che sanno come si sta su un palcoscenico e tenere viva l’attenzione dello spettatore.
A completare il quadro la scenografia estremamente curata di Margherita Palli, che si avvale molto e bene delle immagini proiettate per simulare gli interni e l’esterno del monastero benedettino in cui questo romanzo è ambientato. Romanzo giallo per l’esattezza, perché la trama ruota intorno ai misteriosi omicidi di alcuni monaci, sui quali il frate francescano Guglielmo da Baskerville (Luca Lazzareschi) e il suo allievo, Adso da Melk (Giovanni Ansaldo) si trovano a indagare. E sarà attraverso brillanti intuizioni, basate sull’osservazione dei segni – unici portatori di verità secondo Guglielmo – che il giallo troverà la sua soluzione.
Menzione d’onore deve essere riservata ovviamente all’autore, Umberto Eco, il cui genio e la cui immensa cultura hanno reso possibile l’ideazione di uno dei romanzi più celebri del secondo Novecento.
Federica Mucciarelli