Il mostro di Firenze: l’inferno nella terra di Dante
Per il suo esordio come scrittore di romanzi Alessandro Ceccherini sceglie un fatto di cronaca nera che per anni ha tenuto gli italiani col fiato sospeso. Si tratta del caso, o per meglio dire dei casi, che hanno visto coinvolto il “maniaco delle coppiette”, passato successivamente agli onori della cronaca come “il mostro di Firenze”.
Giovanissimo; eppure, così informato sui fatti, Alessandro Ceccherini ci guida per sessantasei capitoli alla scoperta di uno spaccato dell’Italia dal 1935 ai giorni d’oggi. Nel suo romanzo “Il mostro” (nottetempo, 2022, pp. 505, euro 18,50) l’autore ricostruisce, non senza l’uso di una certa dose di immaginazione, giorni bui e dai contorni poco definiti che neanche le lunghe indagini sono riuscite a chiarire. Il mostro di cui Ceccherini parla è Pietro Pacciani ma non è l’unico mostro presente in queste pagine perché, come noto ai fatti di cronaca, intorno agli omicidi da lui commessi – o presunti tali – orbitano tante altre vicende, tutte oscure e dolorose. Pagina dopo pagina il lettore ha modo di conoscere, o ricordare, alcuni dei personaggi che negli anni Settanta e Ottanta affollavano i tg e la carta stampata. È il caso di Guido, che ben conosceva Pietro e che “deve educarlo come si fa coi cani”; di Ferruccio, medico perugino, gaudente per antonomasia che nella frase “io nella vita voglio provare tutto” racchiude il suo stile di vita; di Filiberto che “per la giusta causa non si ferma davanti a niente” ma anche dell’inquietante Jack e dei famigerati “compagni di merende”.
Interessante è comprendere anche il contesto in cui il mostro ha operato: è l’Italia degli anni di piombo, dei movimenti terroristici, dei grandi cambiamenti e della violenza onnipresente. Esiste in questi casi un filo conduttore che lega i vari omicidi – come la pistola calibro 22 con proiettili Winchester serie H – e esiste una verità che si fa attendere e che puntualmente sfugge.
Il romanzo, scorrevole e ben scritto, lascia trapelare sia lo studio accurato delle fonti da parte dell’autore sia la sua voglia di comprendere gli artefici di quegli omicidi, provando a calarsi nei loro panni. Un’impresa non semplice, dunque, che Ceccherini sembra aver portato a termine con grande maestria.
Damiano Cestra