IL MIO ROMANZO VIOLA PROFUMATO di Ian McEwan
In occasione dei settantanni di Ian MacEwan, Einaudi pubblica, nella collana L’arcipelago Einaudi (2018), un volumetto snello dell’autore britannico che contiene due brani: il primo è il racconto breve che da il titolo al volume, Il mio romanzo viola profumato, mentre il secondo brano, dal titolo L’io, è un saggio che McEwan lesse durante il conferimento del Premio Bottari Lattes Grinzane 2018.
Andiamo con ordine. Nonostante il titolo del racconto eponimo possa dare l’idea di una storia dai toni romantici e a buon mercato, quello che racconta McEwan è tutt’altro che una storia di buoni sentimenti. Si narra infatti dell’amicizia di lunga data tra Parker e Jocelyn, insieme fin dall’infanzia e con un’ambizione comune: diventare scrittori. Scrittori famosi, ovviamente. E se per Jocelyn questo sogno sembra realizzarsi nel giro di pochi anni, Parker, nonostante i suoi pochi libri pubblicati ma sconosciuti ai più, è costretto a dedicare la propria vita alla sua carriera di insegnante e di marito con figli. Nonostante tutto, i due amici continuano ad ammirarsi. Parker viene a conoscenza, un po’ per caso, di un manoscritto ancora segreto di Jocelyn. Il romanzo inedito, secondo Parker è splendido, ma per Jocelyn si tratta ancora di un lavoro asettico. A Parker comincia a balenare un’idea pericolosa: rubargli il manoscritto, assumere, in un certo senso, l’identità letteraria dell’amico. Ci fermiamo qui per non rovinarvi la suspense del bel racconto di McEwan, che con il suo stile pacato riesce ancora una volta a narrarci della crudeltà e dell’ossessione dell’Uomo, costruendo un gioiellino quasi metaletterario (il protagonista del racconto, che parla in prima persona, cita ad esempio Calvino e L’informazione di Martin Amis, altro romanzo su uno scrittore che per tutta la vita vuole rovinare scientemente quella del suo migliore amico e collega).
Un furto d’identità, quindi, l’appropriazione dell’Io. Ecco spiegato allora l’accorpamento dei due testi: nel saggio, infatti, McEwan parte dalle neuroscienze, prosegue con esempi letterari dai saggi di Montaigne, al romanzo settecentesco, fino ai romanzi dello scrittore americano John Updike, in un percorso letterario e scientifico (ricordiamo che McEwan è tra gli scrittori contemporanei più attenti alle analisi scientifiche) che analizza la concezione dell’Io, spesso avulso dalla profondità e invece posto in maniera narcisistica, vuota, di pura superficie. L’io è un saggio breve ma capace di fornirci gli elementi necessari a un dibattito tra le nostre percezioni e la realtà delle cose.
Giovanni Canadè