“Il mio cuore è con Cesare”, l’interpretazione shakespeariana di Alessandro Preziosi
Il male che gli uomini fanno sopravvive loro;
il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cesare.
Shakespeare, Giulio Cesare
All’Estate Teatrale Veronese sono ritornati la voce e l’interpretazione di Alessandro Preziosi, nella raffinata cornice del Teatro Romano, nelle date del 7 e 8 luglio, prima nazionale al Festival Shakesperiano, dal Giulio Cesare di William Shakespeare, adattamento di Tommaso Mattei, produzione Khora Teatro, performing live Umbria Ensemble.
In un’atmosfera resa a tratti ipnotica e surreale, grazie alla musica elettronica di Giacomo Vezzani, al violoncello di Maria Cecilia Barioli e al flauto di Massimo Mercelli, l’arringa dell’attore che si divide tra Cesare, Marco Antonio, Cassio e Bruto, convince ed emoziona. Il teatro come un foro, l’arte della retorica politica per difendere le cause che hanno portato all’assassinio di Giulio Cesare da parte dei senatori. Gli uomini svelano ricordi e sentimenti, dall’ambizione all’invidia verso il potere nelle mani di un unico uomo, colpevole di aver dimenticato l’umiltà dei primi passi. Le parole e le note sono protagoniste, appassionate e pungenti, liberano le coscienze e generano verità personali di uomini che ambiscono a essere venerati.
Nella dittatura del potere si affacciano stralci di vita, ognuno ricerca giustificazioni plausibili ma la storia dell’uomo che vuole dominare è da sempre universale e attuale. Preziosi, con la potenza che ricorda un Marlon Brando/Marco Antonio degli anni ’50, è inarrestabile, appoggiato saldamente al climax musicale che colpisce e incastona un nuovo diamante teatrale. Si scorgono le anime e le debolezze degli umani, avidi e assetati di corone, con virtù e tormenti che non ricevono condanne definitive dal popolo ma solo ascolto e forse compassione.
“Scusate, il mio cuore è lì, con Cesare, in quella salma.; devo interrompermi finché non sia tornato in me.”
Il cuore batte all’unisono con il pubblico/i romani/il popolo che ascolta e riflette, vittime di un potere che annaspa e si contorce e poi nuovamente risale, con un nuovo volto e una nuova voce. Il pathos che viene provocato conduce verso un’idea appannata di libertà e di giustizia, ogni uomo ha la maschera del politico e ogni azione è guidata da una machiavellica ambizione.
Uno spettacolo degno di lode, con un messaggio pur sempre attuale.
Silvia Paganini