Il “Mega” respiro internazionale della band astigiana SLWJM – La recensione
Atmosfere tra il soul, il jazz e r’n’b, questo si trova in “Mega” (Bunja Records) il primo disco della band astigiana SLWJM (slowjam) formata da Paolo Longhini alla voce, Lorenzo Morra alle tastiere, Davide Mancini alla batteria, Leonardo Barbierato al basso. Un assaggio di questo lavoro era stato concesso lo scorso maggio con “Nothin’ but you” che già caratterizzava la personalità internazionale della band, che all’attivo aveva un EP pubblicato nel 2018, “Undone I”.
Parlando di “Mega”, già la copertina colpisce per i colori forti, accesi, che sottolineano il titolo e la ricerca sonora che gli SLWJM hanno iniziato. Andiamo nel dettaglio dei brani:
“Floods” immerge subito in sonorità che mescolano di new age, r’n’b e un tocco di psichedelia visionaria. In questo brano si canta d’amore, dell’inondazione data dalle emozioni “and when I fall you raise me up”.
“No longer love” è una ballad r’n’b che parla di un amore tormentato che imprigiona a tal punto da non permettere di godere del sentimento stesso. Le strofe, scandite, sfociano in ritornello fluido e melodico: “I just can’t stop thinking about you, I’m not enough for you, I’m sure” anche se in coda il ritmo diventa più complesso e articolato conformemente all’immagine del cuore incatenato “you chain my heart so tight”.
“Nothin’ but you” colpisce per il ritmo marcato e il giro di basso in risalto. Il testo ricorda un amore per il quale non c’è alcuna alternativa “I’ve got no econd chance d maybe it’s what I’ve been for you”.
“Story of my life” è il brano più poliedrico del disco, capace di mescolare rock a progressive a rap e r’n’b come le varie fasi presenti nella vita: il viaggio sonoro inizia con il pianoforte, a cui presto si unisce una chitarra elettrica e successivamente l’elettronica. Si alternano momenti di energia ad altri di tregua con versi rappati. Il testo racconta il percorso di vita irto di ostacoli, di momenti di solitudine e di lotta per i propri diritti: “and when we fight against the evil we are not alone, we are the ones who can make it happen”.
“Interlude #2” è un breve brano strumentale che inizia con rumori dalla natura e i grilli, per poi giungere a un’atmosfera tribale e suggestiva quando si uniscono gli altri strumenti.
“Step memories” è un brano lento che parte della tastiera, in cui la voce spicca per esprimere la propria stanchezza verso i giudizi della gente e della propria posizione; tuttavia, il passato contiene anche persone e ricordi indimenticabili: “we are all the steps of the past memories and I will not forget you”.
“Hold on” è un brano suggestivo con una cadenza dolce che assomiglia a una ninna nanna e una melodia avvolgente. Nella prima parte emergono le influenze jazz, che si accentuano con il bellissimo assolo di tromba, La seconda parte del brano cresce in dinamica, ma continua a incantare. Il testo è romantico: “you are a kind gentle soul and I want to hide my love, but I’ll hold you tight”.
“Purple in the sky” e un brano r’n’b che inizia con le voci armonizzate prima di aprirsi al ritmo e alla fluidità della melodia e dello sviluppo delle atmosfere sonore, che cambiano più volte, pur mantenendo invariato l’impatto iniziale.
“Day ‘n’ night” conclude il disco con un brano dalla metrica ben scandita in un sound r’n’b in cui emerge l’elettronica a fare da tappeto a tutto il resto. Il testo vuole essere un tentativo di conquista: “talk to me, why are you shy wih me? Maybe I’m not so gentle and sweet than you thought”.
Un disco che non punta al commerciale, con una voglia di ricerca musicale sia da parte degli strumenti, sia da parte della voce, limpida e agile. Un ascolto che funziona e che va assaporato dal vivo non appena sarà possibile.
Roberta Usardi
https://www.instagram.com/slwjm_/