“Il Maestro e Margherita” di Baracco al Teatro Duse
Nulla splende come la verità
Il Maestro e Margherita, tratto dal libro di Bulgakov e in scena al Teatro Duse dal 11 al 13 di ottobre, sconvolge e travolge tutto il pubblico in sala che forse non è mai stato testimone di così tanta verità presentata tutta insieme e inaspettatamente su un palcoscenico. La verità infatti ci viene sempre raccontata per allegorie e in modo indiretto perché per la mente umana è faticoso e difficile concepirla e contenerne il grande mistero. Forse è per questo che il messaggio dell’opera inizialmente sfugge e sembra troppo grande, troppo confuso e il suo volume troppo alto per essere accettato e accolto sul momento. Eppure, dopo qualche riflessione, la verità raccontata da Woland, l’esperto di magia nera che altri non è che il diavolo in persona, sembra il filo rosso al centro di questa grande matassa che lega e collega tutti i personaggi e le storie che si intrecciano e sovrappongono in questa rappresentazione teatrale, riscritta magistralmente da Letizia Russo e diretta da Andrea Baracco.
Michele Riondino interpreta in modo divinamente satanico il ruolo del diavolo che sembra essere scritto proprio per lui. La sua forma fisica, la sua voce e la sua anima sembrano canalizzare alla perfezione questo personaggio che gli si cuce addosso, come un abito perfetto, e – già alla seconda battuta – è il favorito della serata, nonostante il ruolo apparentemente antagonista che rappresenta. Con la sua goffa grazia e la sua delicata intensità accompagna i personaggi che incontra con intenzioni forse maligne, ma finisce per far loro del bene, invertendo tutti i paradigmi della nostra società. Francesco Bonomo interpreta il personaggio del cosiddetto Maestro, uno scrittore afflitto dalle critiche e dal rifiuto del suo libro su Ponzio Pilato e il processo a Gesù, che lo porta dentro una profonda crisi, durante la quale – interrogandosi sulle differenze tra realtà e verità – brucia il suo manoscritto perché, come lui stesso afferma, se la verità non si può dire, incendiala e lascia che bruci. Federica Rosellini interpreta Margherita, una donna sposata con un uomo che non ama e amante del Maestro, la cui perdita la fa impazzire di dolore. A differenza del Maestro però – rassegnato e recluso in un ospedale psichiatrico – nella notte più buia della sua anima, Margherita incontra il diavolo che le darà una formidabile occasione di cambiare le sorti del suo amante.
Ritornano i temi che da sempre vivono dentro di noi e che non appartengono solo alla Mosca degli anni 30 in cui è ambientato il libro, ma sembrano senza tempo ed eternamente presenti: un Dio punitivo, una umanità peccatrice e, infine, un essere diabolico, Lucifero – colui che porta la luce/verità – che appare chiaramente come la conseguenza naturale del binomio peccato/punizione. Forse Satana è quella creatura mostruosa che incarna tutto ciò che Dio e gli uomini hanno rifiutato di sé, lui invece riesce a dare a noi creature imprevedibili perlomeno un rifugio, qualcuno a cui rivolgerci quando tutto è perduto. Allora chi sono i veri mostri qui se non coloro che non hanno saputo amarli?
Antonella Pizzolla