“Il Jazz è interazione e capacità di ascoltare gli altri” – Incontriamo il Maestro Pino Jodice della Verdi Jazz Orchestra
Ospite delle nostre pagine, il Maestro Pino Jodice, che dal 2015 insegna composizione jazz al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, ci parla di “Flying over the clouds”, nuovo disco della sua VJO.
Ciao Pino, parlaci del concept e dell’ispirazione dietro l’album “Flying Over The Clouds” con VJO. Qual è stato il processo creativo?
Ho chiesto ai giovani compositori, ex miei allievi e ormai navigati professionisti e vincitori di concorsi internazionali… proprio in questi giorni erano tutti e tre in finale a due concorsi, e Spinazza ha vinto il primo premio al concorso internazionale Scrivere in Jazz di Sassari, Chao ha vinto un altro concorso con il suo progetto orchestrale… Battigelli ha vinto Barga l’anno scorso… insomma dei veri e propri talenti. Per questo disco, come per tutti gli esami fatti con me nel percorso accademico, ho chiesto loro un concept per ispirarsi a scrivere, considerando l’ospite Emanuele Cisi al sax tenore come solista, e sono uscite fuori le composizioni scritte da persone che, come recita il titolo, sono sempre con la testa fra le nuvole. Questo è un invito a volare tra le nuvole insieme a noi guardando proprio nel profondo della nostra anima creativa, isolandosi da un mondo che probabilmente non si vuole molto bene…e continua a commettere gli stessi errori del passato…
Chi sono, oltre a te, i compositori che hanno contribuito al tutto?
Sono tre straordinari giovani talenti che hanno fatto insieme e con me il percorso accademico al Conservatorio di Milano, insomma sono alcuni tra i mie migliori allievi. Marco Battgelli, Monique Chao, Francesco Spinazza. Anime gentili, curiose ed appassionate come la materia in oggetto richiede
Il lavoro ha però un’altra grande protagonista: la VJO, Verdi Jazz Orchestra. Puoi entrare nello specifico del senso profondo di questa realtà?
La VJO Verdi Jazz Orchestra è l’orchestra residente del Conservatorio di Milano, che ho creato nel 2015 quando mi sono trasferito a Milano per insegnare Composizione Jazz al Verdi. È stato un obiettivo importante perché, per una struttura didattica di Alto Perfezionamento come il Conservatorio, avere a disposizione un organico ampio permette di verificare realmente la preparazione degli allievi di composizione jazz, ascoltando con strumenti veri i propri lavori e non con un semplice software al computer. Inoltre, l’orchestra permette a tutti gli strumentisti di fare una esperienza di grande valore, facendo accrescere molto il loro profilo artistico e professionale. Suonare in orchestra non solo permette di migliorare la lettura, la sintesi nelle improvvisazioni, ma rappresenta un modello importante di socializzazione in cui molti elementi insieme si concentrano per un obiettivo comune, che è quello di fare della Musica bella, complessa e potente, abbandonando il proprio ego, e abbracciare la collettività. L’orchestra è costituita dai migliori allievi dei corsi di strumento e che hanno superato una dura selezione. Infatti, coloro che sono dentro percepiscono una borsa di studio, che rappresenta una sorta di compenso, e questo li rende responsabili come se stessero già nel mondo del lavoro, fuori dal Conservatorio, dove devono essere rispettati dei tempi di studio e di esecuzione molto veloci… La Verdi Jazz Orchestra si presenta oggi con organico ridotto tipo small Band, Big Band e anche in versione Ritmico Sinfonica, in cui sono presenti musicisti sia jazz che classici… e questo permette a tutti di fare esperienze di vario genere, proprio come accade nelle orchestre internazionali più blasonate come la Metropole Orchestra olandese oppure la WDR ecc… Infine, la grande produzione artistica del Conservatorio ha permesso ai ragazzi di confrontarsi e mettersi alla prova ospitando musicisti di grande fama internazionale come Joe Locke, Dave Douglas, John Surman, Paolo Fresu, Flavio Boltro, Tullio de Piscopo, Elliot Mason, Marshall Gilkes e tanti altri.
In che modo il sax di Emanuele Cisi si distingue e si colloca nel contesto della VJO? Quali sfide e opportunità ha presentato questa combinazione nella composizione e nella performance?
È la prima volta che collaboro con Emanuele Cisi, e devo dire che c’è stato immediatamente dell’ottimo feeling e interplay con l’orchestra. Lui è un serio professionista dotato di grande talento e di grande capacità camaleontica, entrando subito in sintonia con l’atmosfera e con il concept di ogni composizione. Devo ringraziare di cuore Mario Caccia, autore di questo incontro, per aver permesso l’inizio di questo sodalizio artistico. e spero vivamente di continuare a collaborare con lui dal vivo e in studio con altri progetti della stessa caratura artistica. Il Live che faremo il 15 novembre a Castellanza (MI) in teatro sarà la testimonianza di questa felice collaborazione e un incontro speciale tra due generazioni che parleranno un linguaggio comune. Il Jazz. Sarà ancora una volta un momento di crescita professionale ed umana per tutti i protagonisti di questo entusiasmante concerto.
Ci sono tracce specifiche dell’album che ritieni particolarmente significative o che raccontano una storia particolare? Se sì, puoi descriverle?
Le tracce sono tutte molto ispirate e mi piacerebbe vedere pubblicate tutte le considerazioni che i compositori hanno fatto in merito: “Elephant in the room” – Monique Chao (compositrice taiwanese) “Le mie motivazioni compositive derivano principalmente dalla mia osservazione degli episodi della vita. Elefante nella stanza indica una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene minimizzata. L’espressione si riferisce, infatti, a un problema molto noto ma di cui nessuno vuole discutere. Per tale motivo, ho composto una linea melodica buffa e sarcastica, strutturata con una sezione ritmica guidata dalle voci basse come il contrabbasso e i tromboni.” “Lillà” – Francesco Spinazza “Il brano esplora l’idea di riscoprire sentimenti intensi nel tempo, rivelando come ogni volta ci troviamo diversi nell’esperienza di queste emozioni. La melodia del brano si rivela completamente solo attraverso l’intreccio di diverse linee, tutte originate dalla stessa idea iniziale, proprio come pensieri e emozioni che si ripresentano dopo anni, rivolgendosi alla nostra intimità, parlando a quella parte profonda di noi.” “Zefiro” – Francesco Spinazza “Zefiro è quel soffio lieve e gentile che porta con sé i profumi della primavera e il risveglio della natura. Danza eterea di creature leggere e vibranti, che, sospinte dolcemente dal tiepido vento dell’ovest, diventano protagoniste invisibili eppure palpabili del paesaggio sonoro.” “Love is anterior to life” – Marco BaHgelli “L’ispirazione per Love Is Anterior To Life nasce da un solo di Charles Mingus nel brano What Love, tra”o dall’album Mingus at Antibes. L’inciso di cinque note – Mi, Re, Do, Lab e Si naturale – viene sviluppato attraverso un’elaborazione motivica, ripetuto ogni volta in forme differenti grazie a cambi di modo e metro, trasposizioni, inversioni e retrogradi, fino a diventare quasi irriconoscibile, trasformandosi così in una nuova composizione autonoma. Questa ripetizione, simile a una meditazione, assume il carattere di un’implorazione: da qui il titolo Love Is Anterior To Life, ispirato alla poesia di Emily Dickinson, che esprime la sua visione dell’amore come forza primaria dell’esistenza, catturando l’intero spettro delle emozioni e delle relazioni umane.” “Fling Over the clouds” – Pino Jodice “Questa composizione dal clima rilassato e direi leggero, soffice… costruito, nel tema principale, con una semplice melodia di tre suoni, rappresenta ciò che noi compositori siamo nella realtà cioè con la testa praticamente sempre tra le nuvole… le persone che ci osservano ci associano a persone distratte e superficiali… in realtà abbiamo i pensieri continuamente tra i righi di un pentagramma alla ricerca di una nuova sonorità, un impasto timbrico, ecc… nel migliore dei casi le gente ci associa alla pazzia… bene, questo disco invita il pubblico, e questo brano in particolare, a vedere il mondo come lo vediamo noi più spesso dall’alto, spesso isolati dal nostro corpo ad osservare i comportamenti… e a volte a scappare tra le nuvole per evitare di vedere gli orrori di questa terra spesso maltrattata… Insomma, “un metro sopra le nuvole” si sta meglio…” “Swaying” – Pino Jodice “Questo brano, come recita il titolo, ondeggiare, rappresenta un po’ il mio rapporto con il mare…sono nato a Napoli… vicino al mare, anche a Roma dove vivo ho cercato il mare, infatti vivo vicino il litorale laziale…il legame con la mia terra è molto forte e quando sono a Milano questo mi manca… per fortuna torno spesso a Napoli per rigenerare i miei sentimenti più intimi e ricercare la serenità emotiva che mi permette di far uscire fuori, musicalmente, sempre la parte più nascosta e sincera della mia ispirazione, della mia vita.” “Enki- Aim – Goku” – Marco BaHgelli / Francesco Spinazza / Monique Chao “Questo è un medley che ho commissionato ai giovani compositori per evidenziare le affinità e le diversità del loro stile…hanno frequentato lo stesso corso accademico e li ho laureati tutti e tre insieme, la loro amicizia, la continua condivisione della conoscenza ha reso più libera la loro creatività ma ha anche creato un legame umano, affettivo e anche affinità stilistica dal punto di vista compositivo… conservando naturalmente la propria personalità.” “Enki” – Marco Battigelli “La composizione “Enki”, il cui nome si ispira alla divinità sumera dell’acqua e della saggezza, riflette un senso di equilibrio e fluidità attraverso la sua struttura ritmica speculare e l’uso degli intervalli di quarta. Come il dio Enki, simbolo di creatività e ordine nel caos, il brano sviluppa un groove speculare in 7/4 (4/4 + 3/4 + 3/4 + 4/4), che bilancia complessità e armonia, evocando l’idea di un flusso dinamico ma controllato, con il tema principale che fluisce naturalmente su intervalli ampi e aperti, proprio come le acque sacre che Enki governava. Aim – Francesco Spinazza Aim evoca l’idea di un obbiettivo comune. Il brano nasce dall’esigenza di trovare una via condivisa verso la consapevolezza che solo abbattendo le barriere potremo scoprirci in grado di essere tutti ospiti su di un granello di sabbia.” “Goku”- Monique Chao è un personaggio immaginario e il protagonista del manga Dragon Ball di Akira Toriyama. Il tema è cucito sulla cronologia della storia, mentre la cronologia è decorata con un’orchestrazione strategica per amplificare le emozioni uditive utilizzando i diversi colori dei fiati e la sezione ritmica.
Due parole su Abeat Records: quando nasce il sodalizio artistico e professionale con la label di Mario Caccia?
Mario Caccia è, come dice il suo cognome… un cacciatore di taglie… culturali… ovviamente… ha tutto quello che un produttore dovrebbe avere: prima di tutto delle buone orecchie, sa ascoltare, è generoso (non è da tutti oggi continuare a fare dischi visto che ormai non si vendono più tanto… e con una data di scadenza molto vicina…). Tuttavia, lui continua a credere alla missione della divulgazione culturale. Far sapere al mondo che esistono delle realtà musicali meravigliose nascoste, aperto ai giovani leoni e non solo ai navigati ed esperti “dinosauri”… questo aspetto lo rende unico ed interessante. Nulla di scontato e anzi fortemente rischioso… ma questa è l’anima di chi muove i fili dall’alto… andare contro corrente e rischiare per il proprio credo. Non avevo mai lavorato prima con Mario questa è la prima volta ma mi auguro che sia solo la prima di una lunga serie di progetti nati dalla condivisione di intenti di elevato spessore artistico. Perciò dico a Mario : Well done!!!
Uno sguardo ai più giovani: da docente, cosa consiglieresti alle nuove generazioni che vogliano approcciarsi alla musica, al jazz in particolare?
Ai giovani studenti chiedo di essere curiosi, di fermarsi a pensare, di studiare tanto quanto basta… di seguire il proprio istinto e di seguire il proprio talento. Essere con umiltà al servizio della Musica, della collettività, di essere il più possibile empatico con tutto il materiale musicale ed umano che si presenta nel loro percorso umano, accademico e infine professionale. Pensare che ogni esperienza non è altro che un arricchimento del loro profilo artistico e di vita. Il Jazz è probabilmente l’unica musica che ti permette di interagire con la propria personalità pur suonando musica scritta o improvvisata… richiede però un impegno importante da parte del musicista… quello di saper ascoltare gli altri… e in un mondo particolarmente individualista come quello di oggi purtroppo questa qualità si intravede sempre più raramente…
Fotografie di ICMA