IL GIARDINO DEI CILIEGI di Čechov al Piccolo Teatro Strehler
Lev Dodin al Piccolo Teatro Strehler per quattro repliche – fino a domenica 26 novembre – di un classico del teatro, il capolavoro di Anton Čechov, IL GIARDINO DEI CILIEGI. Posti esauriti da tempo, lunghe le liste di attesa.
The world is a stage. Il mondo è un palcoscenico ed è proprio così che ci si sente quando si entra in sala, perché ogni poltroncina in teatro è ricoperta da un telo di lino panna e nel corridoio è stata stesa una passatoia. Si vedono due porte bianche con vetri ai lati del palco e una serie di oggetti davanti alla prima fila. Lo spettacolo inizia, lo spettatore è da subito coinvolto nell’azione degli attori, che si muovono tra la platea e il palco. Momenti di silenzio quando Ljuba ritorna alla sua casa, dopo cinque anni di assenza; si avverte la gioia nel rivedere posti cari e poter toccare con mano i ricordi del passato, vengono proiettate immagini del giardino e di come era la casa, così da avere tutti lo stesso immaginario. Ma è inevitabile trovarsi faccia a faccia con una nuova realtà, il giardino dei ciliegi verrà messo all’asta a causa dei debiti. Lopachin, figlio di contadino diventato ricco, propone la soluzione per evitare l’asta, anche se non salverebbe il giardino: dividere la proprietà in lotti, abbattere gli amati ciliegi e costruirci villette per i turisti.
Ljuba è troppo legata al passato per poter accettare, così come anche suo fratello Gaev, non vede in questa soluzione una valida proposta. L’asta imminente è qualcosa di evanescente, una notiza presa con leggerezza, che non potrebbe avere la meglio sui ricordi. Ma la realtà è diversa e il giardino viene venduto ed è Lopachin a comparlo, con foga febbrile. E quando lo dichiara non gli sembra vero, balla, canta un non ancora nato Frank Sinatra. È lui il padrone.
Così alla fine tutti se ne vanno, chi verso una nuova vita, chi verso la sola vita possibile. Gran finale di impatto, bravissimi attori che hanno dato vita a personaggi di grande spessore. Firs, il cameriere di 87 anni, apre e chiude la rappresentazione, chiude il cerchio di chi fugge e di chi resta.
Lev Dodin ha dato all’opera di Čechov leggerezza, intensità, passione, ironia, perché si tratta di commedia, di vita, di un futuro diverso che accoglie solamente chi riesce a vederlo. Tutti gli attori sono reali sul palcoscenico, come se fossero a casa propria in mezzo alla gente. L’espressività corporea e la parola si sentono al cento per cento. Un Teatro-Vita potente, senza confini.
Imperdibile.
Spettacolo in russo con sopratitoli in italiano.
Roberta Usardi