“Il gatto” di Georges Simenon al Teatro Franco Parenti
Dal 19 novembre al 1 dicembre arriva al Teatro Franco Parenti di Milano l’adattamento teatrale di Fabio Bussotti del romanzo “Il gatto” di Georges Simenon, con la regia di Roberto Valerio.
Una storia che vede come protagonisti due coniugi in pensione, Marguerite ed Émile, che da quattro anni condividono lo stesso tetto e lo stesso letto, uniti da un sentimento che sembra aver poco a che fare con l’amore. Entrambi vedovi, prima di incontrarsi passavano le giornate in compagnia della loro solitudine e dei loro fidati animali domestici, Émile con il suo gatto Giuseppe e Marguerite con il suo pappagallo Coco; quando Émile sistema una tubatura a casa di Marguerite, sua vicina di casa, qualcosa cambia. È chiaro fin da subito che l’unica cosa che li accomuna sia la vedovanza, ma ciò nonostante l’incontro rappresenta la fine della loro solitudine, anche se crea l’inizio di una battaglia senza esclusione di colpi. Fino alla rottura definitiva quando Émile trova il suo gatto morto. L’uomo non ha dubbi e accusa la moglie e si vendica ammazzando il pappagallo di lei. Da quel momento i due non si parlano più e comunicano solo attraverso bigliettini, che contengono brevi provocazioni, insulti, velate minacce, un punzecchiarsi continuo che non demorde mai e che poggia su una tensione sempre presente.
Un romanzo e uno spettacolo in cui non manca l’ironia, il lato grottesco, perché le azioni e le convinzioni dei due personaggi sono spinti fino allo stremo, in un rapporto patologico che ha senso per loro, solo per loro, in una gara in cui chi morirà prima è la scommessa su cui si punta. Sorgono indubbiamente interrogativi: perché rimanere in trappola in una situazione infelice? Perché costringersi a vivere perennemente in allerta verso chi ci vive accanto? Marguerite e Émile hanno perso il proprio partner troppo presto e rimpiangono più volte la loro vita “precedente” che sembrava soddisfacente in contrapposizione al presente, fatto solo di malignità, ma di cui nessuno vuole liberarsi.
In scena, Elia Schilton (Émile) e Alvia Reale (Marguerite) si cimentano in una magnifica prova attoriale, il rapporto di coppia dei due personaggi risulta comico nella sua tragicità ed emerge anche quel sentimento che li lega e che assume una forma non convenzionale. La continua lotta tra di loro, la crudeltà, l’ossessione, il pensiero rivolto sempre verso l’altro è il vero collante e costituisce il legame che li unisce. A nulla serve separarsi o reclutare alleati, come la signora Martin (Silvia Maino) per Marguerite.
La regia di Roberto Valerio mantiene sempre viva l’attenzione e risulta funzionale ed efficace; da segnalare la bella scena di Francesco Ghisu e i costumi di Francesca Novati.
Roberta Usardi