Il fallimento della civiltà. Homo Civilus – Experience

È andato in scena al Teatro Bolivar di Napoli il 15 marzo, “Homo Civilus – Experience”. Uno spettacolo che non si guarda passivamente: gli attori interpellano continuamente il pubblico. Parole dure, parole provocatorie che un po’ si subiscono, con cui si fa i conti o ci si scontra in un’atmosfera tesa. Maldestro, insieme a Mariano Gallo, Luigi Credendino e Rosaria Vitolo, portano in scena un esperimento teatrale che si muove tra cinismo, ironia e disperazione. Ci parla delle contraddizioni dell’uomo moderno e del fallimento della sua civiltà. La civiltà che ci hanno promesso insieme al progresso è, infatti, finita. Chi non se n’è accorto, tra il numero di guerre, la forbice di disuguaglianze e le costanti ingiustizie sociali che ci circondano?
Così gli attori urlano, esigono un’interazione diretta tra palco e platea. Sfidano il pubblico, lo provocano, lo insultano perfino. Ma il bersaglio principale non è lo spettatore in sé: è il teatro della vita, il concetto di rappresentazione, la fissità borghese della routine e dei suoi canoni, e la fragilità del gioco delle parti su cui si basa la nostra società. Tre figure centrali si affrontano in un duello verbale serrato. L’Artista (Mariano Gallo) insorge contro le ipocrisie dell’uomo contemporaneo, il suo conformismo, la sua illusione di libertà. L’Uomo Civile (Luigi Credendino) lo sfida, sovverte le sue affermazioni con ironia e scetticismo, cerca di riportare umanità ai discorsi. E poi c’è la Voce (Rosaria Vitolo): un’entità impersonale, forse un’intelligenza artificiale, che fornisce dati e informazioni spesso controfattuali con esito ironico. La vediamo “incarnata” da un drone che sorvola le nostre teste a ogni suo intervento, espressione di un mondo sorvegliato e de-umanizzato. L’Autore (Maldestro) è dietro le quinte, una presenza superiore e onnisciente, modula il suono e gli eventi. Demiurgo che gioca con il destino dei suoi personaggi.
Una riflessione sull’eterna tensione tra essere e apparire, tra la sicurezza della routine e il rischio della scelta. È la scelta tra le due pillole di Matrix. La domanda è anche: che cosa vuol dire in ultima istanza essere umani, a cosa si può ridurre nell’essenza? Può avere una soluzione senza contraddizioni, semplice? Una potente messinscena, grazie all’uso di luci, suoni e movimenti che creano un’atmosfera disturbante e immersiva. La recitazione è intensa, a tratti esasperata. Il tono spesso urlato amplifica la tensione. La provocazione è forte, la critica alla società contemporanea è efficace, sebbene alcune intuizioni restino in superficie, riproponendo temi già esplorati in altri contesti.
Lo spettacolo “Homo Civilus – Experience” si inserisce in una lunga tradizione di critica alla società e all’illusione della realtà con numerosi richiami letterari e filosofici, dal mito della Caverna di Platone, l’Artista nello spettacolo cerca di smascherare le illusioni della società ma incontra resistenza e incomprensione, a Pirandello di “Sei personaggi in cerca d’autore” e “Uno, nessuno e centomila”, in cui il teatro non è più solo spettacolo, ma si confonde con la realtà, e il pubblico stesso diventa parte dell’esperimento. Dalla filosofia antica al teatro dell’assurdo, al pensiero esistenzialista, il testo riflette molte delle grandi questioni del pensiero occidentale: cosa significa essere liberi? Insieme al tema latente della rincorsa della felicità. La civiltà è un progresso o una menzogna? Esiste una verità dietro le rappresentazioni?
“Homo Civilus – Experience” non lascia indifferenti: scuote, infastidisce, costringe a interrogarsi.
Brigida Orria