“Il Decameron di Pasolini, storia di un sogno” di Carlo Vecce
“Perché realizzare un’opera quando è così bello sognarla soltanto?”
A volte ci avviciniamo a un’opera perché la sentiamo nostra, non solo da un punto di vista emotivo o sentimentale, ma anche nei suoi luoghi, nella lingua e nei colori. È il caso di Carlo Vecce – Professore ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università ‘Orientale’ di Napoli – che nell’opera “Il Decameron” di Pier Paolo Pasolini si rivede bambino – “scugnizzo dello Stella”- nelle azioni, nei giochi di quei paesaggi che, con il tempo, sono cambiati ma che Pasolini ha fermato, con la sua macchina da presa, in quel preciso istante.
“Il Decameron di Pasolini, storia di un sogno” (Carocci, 2022, pp. 308, euro 26) nasce quindi da qui, da una memoria e si sviluppa con il contributo di archivi, istituzioni e persone vicine al regista, poeta e scrittore friulano. Sono pochi gli elementi a disposizione per ricostruire l’opera, sia da un punto di vista linguistico sia per quanto riguarda materiali preparatori, la sceneggiatura o i copioni di scena. E sono questi gli aspetti da cui parte Carlo Vecce per la sua analisi: “prima, durante, dentro, e anche dopo” la storia del sogno.
“Come tutte le idee, anche questa mi è piovuta dal cielo. Un giorno volavo verso la Turchia per le riprese di Medea allorché, pensando proprio alla prima parte corale della tragedia, mi posi l’interrogativo: perché non dare allo schermo un racconto chiave diversa, e cioè allegro, felice, solare, laico? (…) Ma soprattutto mi affascinava l’idea di dipingere personaggi semplici, realistici, immediati, al di fuori di ogni allegoria.”
Il Boccaccio che Pasolini porta sullo schermo è quello che parla di “una commedia umana”, quello di Auerbach e, ancora, quello che man mano prende vita all’interno del cinema italiano; è il Boccaccio di cui parla Natalino Sepegno, ovvero colui che prima di cominciare a scrivere il Decamerone, è giunto al “punto supremo della vita”; è il Boccaccio di Branca, dal cui lavoro Pasolini prenderà spunto per le idee visive del film. Un altro elemento che colpisce e incuriosisce Pasolini è quell’essere e sentirsi napoletano di Giovanni Boccaccio, un’impronta importante per tutto il film. La Napoli che attraversa gli occhi di Pasolini è quella che scopre durante il viaggio con la sua Fiat 1100, che farà parte dei suoi articoli e che prenderà in seguito il titolo La lunga strada di sabbia e, ancora, la Napoli che vediamo nel suo reportage Comizi d’amore. Si innamora non solo della spontaneità e genuinità della gente, ma anche della musica e della canzone popolare napoletana, “del teatro di Eduardo De Filippo e di Totò”.
Comincia, quindi, una limatura, una riduzione e una traduzione napoletana dell’opera di Boccaccio che porteranno alla scelta delle novelle a soprattutto alla decisione di una vicenda che farà da filo conduttore ricavata da Ciappelletto, Chichibio e Giotto. Il film sarà “una grande opera visionaria come i capolavori della pittura del medioevo e del rinascimento”, a rappresentare infine “un intero universo realistico”. Svanisce la distanza che c’è tra i novellatori del Decameron e anche quella tra le storie sia da un punto di vista spaziale sia da quello temporale per creare una storia unica e senza interruzioni.
La prima parte di questo studio illustra tutta la fase preparatoria del film, da come nasce alla scelta delle novelle fino alla sceneggiatura, tutte fasi che non si staccano mai da quell’idea di forma in movimento e quella cura dei particolari tipici deli lavori pasoliniani. Il durante è la concreta realizzazione del film, con tutte le persone che ne fanno parte, dal cast agli attori. Il dentro va, invece, ad approfondire gli elementi fondamentali ‘interni’ al film, come la comunicazione, la narrazione, i linguaggi, lo stile, le immagini, la musica, gli interpreti. Il dopo è ciò che accade dopo l’uscita del film e, in questo caso, non appaiono elementi positivi considerato la persecuzione che si mise in atto verso l’uomo e intellettuale Pasolini, fino alla sua morte. Ci sono infine da tre interessanti appendici: Il Decameron: trascrizione del parlato, La Bella Siciliana, L’opera in movimento.
Un lavoro accurato e completo questo del Prof. Vecce, che ci trasporta all’interno di un’analisi articolata; un viaggio nelle idee pasoliniane così raffinate, complesse, in eterno e continuo movimento, dove infine ogni cosa si ricompone per ritrovarsi perfettamente al suo posto continuare a farci apprezzare e innamorare di quello che fu l’uomo, il poeta, lo scrittore e il regista Pier Paolo Pasolini.
Marianna Zito