IL CUSTODE – TRE SOLITUDINI, COSÌ SIMILI ALLE NOSTRE, A CONFRONTO
Gli oggetti sono ammassati alla rinfusa sulla scena come i progetti di vita mai realizzati dei protagonisti de “Il Custode” di Harold Pinter, in scena al Pacta Salone fino al 2 Dicembre.
Tutto si svolge in una squallida stanza all’interno di un caseggiato fatiscente, i cui abitanti (perché poveri, oppure neri) appartengono alle categorie più reiette ed escluse dalla società. In questo luogo fisico i suoni del mondo esterno, trasformati in note dal bel lavoro di composizione di Maurizio Pisati, arrivano raramente, improvvisamente, colando come acqua attraverso il soffitto e interrompendo, ma solo per un momento, una routine apparentemente infinita. I proprietari della stanza, i fratelli Aston (Fabio Banfo) e Mik (Riccardo Magherini, anche regista), si trovano a confrontarsi con Davis (Antonio Rosti), un essere fragile e facilmente condizionabile che uno dei due ha portato a casa dopo averlo salvato da una rissa in un locale. Il desiderio di Davis di fare di quella stanza la sua casa sembra realizzarsi quando entrambi i fratelli gli propongono, separatamente, di diventarne il custode. Il gioco però è crudele e non prevede vincitori. Nessuno riuscirà a raggiungere l’obiettivo, o a cambiare la sua condizione, e tutto è destinato a tornare al punto di partenza per poi forse chissà ripetersi.
“Il Custode” è forse il manifesto più rappresentativo della capacità di Pinter di creare attraverso i dialoghi atmosfere dense, imbevute di un’ironia impietosa verso i suoi protagonisti, che riflettono con precisione la sua visione del mondo. Bravi gli attori nella caratterizzazione dei personaggi, anche attraverso un’evidente diversità di ritmo e approccio alla recitazione. Asciutta e anche per questo fedele all’autore la regia, che non cade nel tranello di creare sovrastrutture visive e recitative rispetto a un testo che da solo sa “disegnare” la scena. Efficace la traduzione del testo, aggiornata da Alessandra Serra per questa edizione, che riesce a essere fedele all’originale e allo stesso tempo estremamente viva e attuale.
A.B.