Il crossover generazionale della Mamo’s band nel nuovo disco “Navigatori viaggianti” – L’intervista
La Mamo’s band è una formazione molto particolare. Il suo collettivo è formato da più di 40 artisti di ogni età e altrettanti strumenti. Risultato di questa incredibile unione è il nuovo disco “Navigatori viaggianti” (Abeat Records). Abbiamo incontrato Mamo per farci raccontare queste nuove canzoni.
Vi definite una “factory”, e la parola ci riporta immediatamente indietro nel tempo, ai tempi d’oro della creatività anni ’70 e ’80, quando era forse più facile collaborare, unirsi, per fare un fronte comune creativo ed artistico. In che modo, quindi, la Mamo’s band riesce a farlo in un presente sempre più rivolto al singolo e all’ego soggettivo?
Hai detto bene. Siamo un gruppo di musicisti, che cronologicamente copre tre generazioni e che offre una molteplicità sonora grazie alla varietà degli strumenti musicali utilizzati, in tutto più di quaranta. La generazione predominante è proprio quella degli anni 70-80. quindi, questo fare fronte comune, creativo e artistico, è rimasto nel nostro DNA. Questa filosofia è stata condivisa anche dalle “new entries” generazionalmente più distanti, anni 2000 per intenderci.
Da questo crossover generazionale e stilistico è nato “Navigatori viaggianti”, nuovo disco pubblicato per Abeat Records. Cosa trova l’ascoltatore all’interno delle 10 tracce che compongono il lavoro?
“Navigatori viaggianti” è il titolo che abbiamo attribuito ad un brano di questo album; qui si identificano coloro che hanno affrontato o affronteranno il viaggio reale, forse virtuale, della mente nel mondo emozionale. Nasce l’idea di creare a posteriori un fil rouge, termine di origine marinaresca usato per districare le gomene di una nave. Abbiamo costruito a posteriori un concept album che lega il viaggio alla ricerca del senso della vita. È stato facile, perché inconsciamente ci siamo accorti che avevamo lavorato in questa magica direzione. La fuga dai e nei sentimenti, nelle emozioni, nell’amore, nel mondo dei bimbi, nei rapporti umani, quindi anche nelle contraddizioni dell’essere umano. Tutto questo lo troverai nelle 10 tracce a cui facevi riferimento. Un viaggio che può essere metafisico, immaginifico, permeato, sì, di spostamenti, ma anche di perenni mutamenti, purché ancorati ai principi di libera espressione della mente.
Avete dichiarato che non esiste un leader, ma in realtà il nome del collettivo si rifà a Massimo Pedrani (Mamo). Senza nulla togliere a chi fa parte del gruppo, possiamo definire Massimo una sorta di regista, o meglio ancora il direttore di tutta l’orchestra?
Massimo Pedrani (Mamo) è l’autore dei brani. Ti confesso un segreto: Mamo non è un musicista, ma un ricercatore farmaceutico prestato alla musica. Ha voluto mettersi in gioco e a disposizione di un gruppo di artisti e arrangiatori per raccontare semplicemente il suo sentiment ed emozionarsi nel trasformare dei racconti di vita vissuta in brani musicali. Per una reciproca forma compensativa, il gruppo ha voluto gratificarlo per aver dato spunto allo sviluppo di questo progetto originale.
Nome di spicco anche quello di Gigi Marrese, impegnato nella produzione artistica. Quanto pesa la sua visione sul risultato finale?
Pesa tantissimo, senza di lui questo progetto non avrebbe potuto prendere forma e corpo, è Lui il vero direttore d’orchestra oltre che produttore artistico. La sua visione è importante, non essendoci leaders, perché non ne vogliamo, la sua impronta si mischia e si diluisce con la visione di tutti che contribuisco al risultato complessivo del progetto. Non è cosa da poco, ma è l’essenza del nostro stare insieme, che diventa profondo senso amicale di rispetto reciproco.
Buttando un occhio alle classifiche Spotify, che (ci piaccia o meno) sono un po’ la cartina tornasole di dove sta andando la discografia italiana, e vedendo uno strapotere di giovani artisti quasi tutti urban, o indie pop, come collochereste a livello di pubblico una proposta come quella della Mamo’s Band? In che modo, secondo voi, è possibile avvicinare le nuove generazioni a una musica più concreta, tecnica e di estrema qualità di scrittura e di interpretazione?
Mamma mia, quante definizioni che mi intimidiscono. Non essendo un musicista, posso solo dirti che potremmo essere un gruppo pop progressive, nel nostro piccolo stiamo già lavorando con le nuove generazioni affinché incomincino ad assaporare la concretezza della musica. Questo progetto non è nato con un obiettivo commerciale, bensì con la voglia matta di fare quello che più ci intriga, un gesto d’amore verso noi stessi e verso le persone a noi vicine e le cose della vita che ci sembrano più importanti.
Il 13 maggio suonerete dal vivo per presentare tutte le canzoni di “Navigatori viaggianti”. Dove sarete e come sarà articolato il live?
Saremo a Busto Arsizio al Teatro Manzoni in Via Calatafimi 5, una serata ad invito a cominciare dalle ore 21.00 Presenteremo i nostri brani nuovi: “Quattro gatti in un cestino”, “Una penna dentro un foglio”, “Un po’ per tutti”, “La porta dei sogni”, “Maggio”, “Futuro”, “Navigatori Viaggianti”, “Riccardo”, “La vita in mille note”, “Un viaggio dentro me”. Questi i titoli dei brani originali, che si integreranno con un tributo al maestro della musica contemporanea Ennio Morricone ( “C’era una volta il west”, “C’era una volta in America”, “Cinema Paradiso”) ed altri capolavori della musica moderna.