“Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà” di Jennifer Guerra
Jennifer Guerra, nel suo “Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà” (Tlon, 2020, pp. 149, euro 15) presenta un piccolo excursus sul potere politico del corpo e dei corpi delle donne. Un potere che esprime la propria forza a partire dalla costituzione dei movimenti femministi che, se da un lato, anelavano alla parità tra uomini e donne, dall’altro rivendicavano la differenza con l’altro sesso.
Nel corso degli anni, infatti, il femminismo ha attraversato dinamiche e interpretazioni diverse che hanno fatto trapelare una contraddizione di pensiero, piuttosto che una manifestazione di lotta capace di includere e tradurre la voce di tutte le donne prima e del mondo queer poi. Il corpo delle donne resta, tutt’oggi, ancora oggetto e soggetto di battaglie e la comunicazione dello stesso è costruita sempre – anche quando questo è funzionale a pubblicizzare prodotti rivolti al solo pubblico femminile – sulle richieste economiche-sociali del male gaze, ovvero lo sguardo maschile di cui il capitalismo contemporaneo è intriso. Il female gaze, ovvero lo sguardo femminile, è invece il metro di osservazione a cui ambire per correggere quell’immagine stereotipica e sessualizzata della donna a cui tutti e tutte siamo (stati) abituati: dimenticare alcune forme corporee equivale a escludere alcuni “tipi” di donne poiché non corrispondenti a quell’immagine – che si vuole unica – capace di soddisfare il mondo maschile.
Resistenza, autodeterminazione e solidarietà sono gli strumenti propulsivi a cui le donne – secondo Guerra – possono attingere per riconoscere a se stesse e per farsi riconoscere il giusto posto nel mondo e, soprattutto, nei luoghi di potere. Un’educazione alla differenza, oltre all’uso inclusivo del linguaggio, sono da preferirsi in tutti gli spazi fisici e di parola: la rivendicazione dei diritti, il riconoscimento del sé, la possibilità di scelta, la condivisione di un vissuto sono occasioni in cui il corpo “elettrico” vive e, attraverso la materia, parla per farsi ascoltare nella sua interezza: “Le nostre piccole ribellioni sono imprescindibilmente legate ai nostri corpi e a quelli delle nostre sorelle”.
Nunzia Procida